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venerdì 24 febbraio 2012

Scusa grifone

Questa è la storia di un ragazzo che vorrebbe fare il giornalista calcistico. Ma questo ragazzo è tanto tanto pigro, e non ha voglia di studiare. Di conseguenza è molto difficile che faccia il giornalista calcistico se non si mette in testa di dover studiare, a meno che non sia un enfant prodige, e, da quasi 22enne, ancora non si è capito se sia meno enfant o meno prodige. Nel frattempo che pensa a cosa fare della propria vita ha iniziato a scrivere, sempre di calcio, su http://www.vavel.com/it/, che non lo paga, ma gli permette di farsi notare, di iniziare a scrivere per un pubblico che non sia composto esclusivamente dai destinatari delle sue email. Il ragazzo viene introdotto a Vavel da un'amica del fratello, che gli fa conoscere il responsabile, e dopo aver scritto un pezzo di prova, viene inserito pianta stabile nel progetto. Il ragazzo si occuperà del Genoa, una tra le squadre più antiche e gloriose d'Italia.

Il Genoa non è esattamente una grande del nostro calcio, anzi. Non è una squadra che si sente quando si parla di big match, soprattutto da quando la Sampdoria è retrocessa, privando la Serie A del terzo derby dopo quello romano e quello milanese. Al nostro ragazzo, quindi, non è andata esattamente di culo. Ma è appena arrivato, non può mica pretendere che gli venga affidata sempre la partita di cartello, perciò scrive sul Genoa, badando soprattutto a creare un proprio stile, il più univoco possibile, per non essere un altro che usa le frasi fatte da giornalismo. Per ora continua a usare le frasi fatte come se fossero congiunzioni, ma Rome wasn't built in a day, quindi ha ancora tempo per lavorare su stile e sintassi.

Il pezzo di prova del ragazzo è su Genoa - Lazio, finita 3 a 2 per padroni di casa. Tanti gol, spettacolo, occasioni, un espulso, tanti ammoniti e un gol capolavoro che se non avessi seguito il Genoa non mi sarei gustato in diretta. Alla fine fare le cronache del Genoa non è poi così brutto, ha pensato il ragazzo ormai nostro amico che sogna di andare a commentare i Mondiali. Viene contattato dal responsabile che gli dice che il pezzo non era male e che avrebbe dovuto continuare a fare le cronache del Genoa. E così fece. Iniziò con la partita contro il Catania, poi quella contro l'Atalanta, infine quella contro il Chievo. In tre partite, le tre che ha fatto il nostro amico, il Genoa ha preso 6 gol, facendone zero. Collezionò tre sconfitte di fila, contro squadre non imbattibili. Niente male per una squadra che, prima che il nostro migliore amico iniziasse la sua avventura, aveva battuto Napoli e Udinese.

Ecco questo ragazzo, che ormai è uno di famiglia, vorrebbe chiedere scusa ai tifosi, alla società, allo staff e ai giocatori. Giura di non averlo fatto apposta, e invita tutti a seguire le partite del Genoa, e a tifarlo come se fosse la propria squadra del cuore, perché così si sente meno in colpa

Se siete curiosi di sapere quali frasi fatte usa il nostro quasi fidanzato, potete andare qui: http://www.vavel.com/author/allorio/.
Non scrive solo del Genoa, ma usa sempre frasi fatte.

Togo l'esperimento di parlare di se stessi in terza persona? Lo riproporrà.

mercoledì 15 febbraio 2012

Die Meister, die Besten, les meilleurs equipes, the champions.

E' tornata la Champions League! Le migliori squadre d'Europa più l'APOEL si sfidano per vincere il trofeo continentale per club più ambito.
Il Milan sfida l'Arsenal di Van Persie e di Titi Henry, il Napoli se la vedrà col Chelsea di Torres e Lampard, l'Inter avrà di fronte il Marsiglia di nessuno in particolare, ma visto il gol di Caracciolo, può arrivare la prima sega e diventare un fenomeno contro l'Inter di questo periodo.

I rossoneri sono chiamati al riscatto contro l'Inghilterra, visto che nelle ultime due edizioni sono state eliminate agli ottavi da squadre d'oltremanica, e sono chiamati alla vendetta, visto che l'Arsenal eliminò il Milan nel 2008 con uno 0 - 2 mica da ridere. Ed è proprio contro un'inglese, il Liverpool, che il Milan ha fatto la figura di merda più grande della sua storia, e forse della storia della Champions. Istanbul 2005 è lontano, ma ancora vivo nella memoria di tutti i milanisti. I tifosi si toccano i coglioni, mentre Allegri rassicura tutti.

Il Napoli ha abituato i propri tifosi a vere e proprie imprese in Champions. La bolgia del San Paolo è una spinta non da poco, visto il calore e il supporto che i tifosi riescono a dare, diventando il famoso 12esimo uomo in campo. Contro il Chelsea allenato dallo special two Villas-Boas non sarà una passeggiata, ma visto che i blues in premier hanno iniziato una molto proficua collezione di figure di merda, l'impegno è meno proibitivo di quanto il blasone dell'avversario possa far  pensare.

L'Inter ha sulla carta l'impegno più facile tra le italiane. Sarebbe il più facile anche sul campo se si ricordasse di essere una squadra con ottime individualità. Ma quando si perde a Lecce, si prendono 4 gol da Palermo, pur facendone altrettanti, si prendono altri 4 gol dalla Roma, senza farne neanche uno, e si perde in casa contro il Novara ultimo in classifica, tutto è possibile. Per l'Inter vale lo stesso discorso fatto per il Napoli, ma al contrario: l'impegno del Marsiglia è meno proibitivo di quanto il blasone dell'avversario possa far pensare.

Da Italiano, e da tifoso Juventino che in serate come queste paga il disastro dell'anno scorso, mi auguro solo che le squadre italiane riescano a evitare di andare in giro per l'Europa a prendere calci nel culo.

giovedì 9 febbraio 2012

Il fanciullino che è in lui.

Quanto sarebbe bello tornare bambini? Tutto era facile; per ottenere le cose che volevi dovevi solo piangere. Ogni necessità aveva un pianto diverso. C'era il pianto da Ragazzi, fossi in voi non mi darei in pasto ai fan dei bambini dato che ho appena espulso il dirigibile marrone senza elica e timone che avevo in corpo dalla poppata delle 17. Volete cambiarmi o aspettate che miracolosamente la merda torni dentro?. Poi c'è il pianto da Avete presente la poppata delle 17 che ha contribuito in modo decisivo alla mia cagata delle 18:15? Ecco be', erano le 17 di ieri. Avrei una discreta fame, se proprio non disturbo eh, altrimenti mi faccio due hamburger alla piastra. Come non citare il pianto da C'è troppo silenzio. O state provando a dormire, e ve lo potete anche levare dalla testa, oppure siete morti. Non so cosa sia peggio. Nel dubbio, piango. Poi ancora che cazzo voglia non lo so, ma intanto verifico la situazione della casa.

Ultimamente sta prendendo sempre più piede il pianto di un bambino nato a Livorno nel 1961. Un bambino un bel po' cresciuto, ma che non ha abbandonato il fanciullino che è in lui (cito anche Pascoli, scusate se è poco). Lui ogni domenica si presenta ai microfoni e inizia con un piagnisteo costante e continuo: c'era un rigore per noi, non hanno fischiato un fuorigioco grande come una casa, non hanno espulso quel giocatore, ci hanno privato di una rimessa laterale solare a centrocampo, c'era molto freddo, ho la bici bucata a casa, ieri mia moglie mi ha fatto la pasta scotta.
Non importa se sia contento o triste, preoccupato o raggiante, pensieroso o sollevato, lui piange. Magari lo fa come riflesso incondizionato, magari sono ordini dall'alto, resta il fatto che, sicuro come il gol di Di Natale quando l'Udinese gioca in casa, lui piazza il piantino classico post partita.

Questo è il Mazzarri style, e non conosce confini. In Italia, in Europa, dovunque si trovi lui trova sempre occasione e pretesto per piantare una sceneggiata in diretta. Ed è tanto, tanto simpatico l'uomo che piange quando le cose vanno male.

sabato 4 febbraio 2012

L'importanza di essere un Dio

Quando un attaccante fa 4 gol in tre partite, generalmente diventa un idolo dei tifosi. Da quel momento in poi tutti lo acclamano, e prima di essere nuovamente contestato deve fare parecchie cagate. Quando però, quello stesso attaccante, fa 4 gol in tre finali, contribuendo in modo decisivo a vincere tre trofei in un mese, prima scudetto, poi Coppa Italia, infine Champions League, e portando alla propria squadra il primo triplete della sua storia, a quel punto, per gli stessi tifosi, diventa un Dio.

La particolarità di un Dio è che, una volta diventato tale, non puoi smettere di esserlo per i tuoi fedeli. Avete mai sentito un cattolico dire: dopo l'ultimo tsunami sto rivalutando la posizione di Dio. Un tempo era forte, ora però penso abbia perso un po' di smalto e di lucidità.? No, non succede. Un Dio rimane Dio quasi per tutta la vita.
E l'anno scorso il Dio Diego Milito ci ha messo tanto impegno per provare a tornare solo un idolo.

L'anno successivo a un'annata sensazionale è sempre difficile. Riconfermarsi ad alti livelli e segnare lo stesso numero di gol segnati l'anno precedente è complicato. Ma Dio Diego esagerava.
Prendeva pali e traverse a porta vuota, sbagliava rigori, non segnava praticamente mai. Mentre quasi tutti gli appassionati di calcio sostenevano che andasse venduto prima, che ormai la sua carriera fosse finita, che era troppo vecchio o che le botte di culo le puoi avere un anno, ma non due, i suoi fedeli, i tifosi dell'Inter, mossi da gratitudine e fede, continuavano a difenderlo a spada tratta.
Quando, durante il periodo nero, Dio Diego segnava, i suoi fedeli sostenevano che Dio Diego è tornato! E invece niente. Tornava nella spirale di traverse e pali. Dopo 3 o 4 mesi faceva un altro gol e tutto si ripeteva da capo.

Poi, il 7 Gennaio, tutto cambia. L'Inter ne fa 5 al Parma, e Dio Diego realizza una doppietta. I tifosi dell'Inter gridano di nuovo Dio Diego è tornato mentre gli altri tifosi sostenevano che era solo culo, come le altre volte. La partita successiva è il Derby, una tra le gare più sentite per entrambe le tifoserie. Finisce 1 a 0 per l'Inter, e la decide Dio Diego. Subito dopo arriva la Lazio, finisce 2 a 1 e Dio Diego fa un gol e un assist. Sta tornando il vecchio Dio Diego. Quello del triplete, quello del segno anche quando non voglio.
Finché, contro il Palermo, si rivede il vecchio Dio Diego. Ne fa 4 in una partita sola, diventano 9 in sei partite, più di quante ne avesse fatto nel precedente anno e mezzo.

Dio Diego è tornato. Ma è tornato solo per i tifosi. Per i suoi fedeli non è mai andato via.