Ultimamente sta prendendo sempre più piede il pianto di un bambino nato a Livorno nel 1961. Un bambino un bel po' cresciuto, ma che non ha abbandonato il fanciullino che è in lui (cito anche Pascoli, scusate se è poco). Lui ogni domenica si presenta ai microfoni e inizia con un piagnisteo costante e continuo: c'era un rigore per noi, non hanno fischiato un fuorigioco grande come una casa, non hanno espulso quel giocatore, ci hanno privato di una rimessa laterale solare a centrocampo, c'era molto freddo, ho la bici bucata a casa, ieri mia moglie mi ha fatto la pasta scotta.
Non importa se sia contento o triste, preoccupato o raggiante, pensieroso o sollevato, lui piange. Magari lo fa come riflesso incondizionato, magari sono ordini dall'alto, resta il fatto che, sicuro come il gol di Di Natale quando l'Udinese gioca in casa, lui piazza il piantino classico post partita.
Questo è il Mazzarri style, e non conosce confini. In Italia, in Europa, dovunque si trovi lui trova sempre occasione e pretesto per piantare una sceneggiata in diretta. Ed è tanto, tanto simpatico l'uomo che piange quando le cose vanno male.
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