Pagine

martedì 11 dicembre 2012

Una squadra che sanno tutti quanti cosa fare

Conte è tornato dalla squalifica. Avrei voluto scrivere un post che mi avrebbe fatto odiare dalla maggior parte degli Juventini miei fan (Ciao Lu). Avrei scritto di quanto inappropriati fossero i toni festanti usati, di quanto stupida sia stata la scelta della Conte Cam, di quanto banali e ridicoli fossero stati alcuni giochi di parole, da Conte alla rovescia a Con te - Conte. Avrei anche detto che non importa se sia stata un ingiustizia, una persecuzione, una squalifica contro ogni logica o buon senso, il modo in cui è stato trattato domenica resta una schifezza tutta italiana. Avrei voluto.

Avrei anche usato il sarcasmo, l'ironia e altre figure retoriche. E mi piace pensare che, con impegno assoluto e dedizione, avrei scritto qualcosa di veramente bello. Poi ho letto quello che ha scritto Andrea Scanzi sul FattoQuotidiano e ho capito che, per quanto bello potesse essere il mio pezzo, per quanto appassionante, articolato, caustico e irriverente potessi farlo, non avrei mai partorito un pezzo del genere. Quindi, un po' per pigrizia un po' profonda ammirazione, ho deciso di riportare il suo pezzo.


Orsù facciam festa, l’Eroe è tornato. Uscito – alfine – vincente da errori giudiziari, storture mediatiche e vili macchine del fango. Rai, Mediaset, Sky: tutti entusiasti. Antonio Conte, domenica, ha sparso il Verbo ai fedeli accorsi. “Questa esperienza mi ha fortificato”; “Ho provato dolore”; “Vado avanti a testa alta, non mi devo nascondere da nessuno”. Il lessico del martire consumato, del Silvio Pellico che avrebbe voluto scrivere Le mie prigioni, ma in mancanza di eloquio consono (“Questa è una squadra che sanno tutti quanti cosa fare”) si è accontentato di regalare una conferenza stampa tragicomica a Youtube.
Era stato assente quattro mesi, crivellato dalla più bieca strumentazione giustizialista. I media, commossi, lo hanno abbracciato. Con deferenza, con commozione. Per lui si sono mobilitati i migliori prestigiatori di parole (“Alla Juve i sorrisi continueranno, anzi conte-nueranno”, SkyTg24). A lui sono state regalate soggettive emozionanti, con la Conte Cam che ne restituiva gesti e mimica, indugiando sul cappellino che – con affettuosa misericordia – nascondeva la vaga irresolutezza tricologica del Prescelto. “La telecamera che gli hanno incollato addosso (..) ci ha dato un verdetto assolutamente confortante: Antonio Conte è lo stesso di qualche mese fa”, rassicurava ieri Repubblica. Meno male: se questi mesi di Golgota e flagelli lo avessero anche solo minimamente scalfito, non ce lo saremmo perdonati . Invece, durante il triste confino, Conte ha perfino cementato l’autoironia, su cui fino a ieri – a giudicare dalle querele o dalle reazioni quando si osa zimbellarne il dorato crine – pareva difettare: “Crozza mi dovrebbe pagare una cena, la sua popolarità è cresciuta. La cosa che mi fa arrabbiare di più è sentire mia moglie che imita Crozza che fa me”. E tutti a scompisciarsi. 
Se un alieno si fosse disgraziatamente (per l’alieno) imbattuto nella tivù italiana di domenica pomeriggio, avrebbe immaginato che Antonio Conte fosse appena scampato a un attentato; che avesse attraversato a piedi il deserto del Gobi; che fosse stato rilasciato dopo un lungo sequestro, o anche solo un sequestrino à la Spinaus. Da qui gli osanna trasversali. Nella realtà, che agli alieni interessa (agli umani non sempre), Conte era stato assente – dalle panchine di calcio, non dal mondo libero – perché condannato a 10 mesi (poi scontati a 4) per omessa denuncia. E sempre Conte rischia un nuovo deferimento per Salernitana-Bari del maggio 2009, quando – secondo gli inquirenti – lo spogliatoio dei pugliesi (allenati da Conte) vendette quasi all’unanimità la partita. Ovviamente tutto accadeva senza che lui sospettasse nulla, contrariamente alla nomea di tecnico vincente cui nulla sfugge. Si potrebbe riscontrare, in tali celebrazioni garantiste, qualcosa di eticamente discutibile. Sarebbe un errore. Un eccesso di ingenuo stupore.
Conte merita eccome tali attenzioni, e non solo per la nota deriva dei “giudici tifosi”. Egli è la quintessenza del condannato (di lusso; quelli sconosciuti non hanno claque eguali) che piace ai media. L’emblema di colui che, se anche sbaglia (ed è tutto da dimostrare), lo fa a sua insaputa (e meglio di Scajola). Conte è il complottista che resiste, il caso giudiziario che merita solidarietà a prescindere (anche da Giancarlo Abete, sublime Presidente Figc). Conte non è un’anomalia italiana, realtà iperuranica che crede ancora nel ritorno eterno di Berlusconi: ne è conferma didascalica. Se qualsiasi organismo tende a combattere il virus inoculato, in Italia si opera affinché esso viva e possibilmente proliferi. Ancor più in un microcosmo come quello calcistico, dove non esistono colpevoli, al massimo mele marce residuali e odiosi delatori (tipo Carlo Petrini, lui sì isolato fino alla morte). Lodi imperiture, dunque, ad Antonio Conte, vittima indomita di una congiura “agghiacciante”. L’Eroe è tornato, ferito ma vivo, dal fronte. Lo si incensi come merita. Possibilmente anche di più.
Se siete accaniti fan del layout del FattoQuotidiano fatevi curare, ma potrete comunque leggere l'articolo qui.

martedì 27 novembre 2012

Sneijder, l'Inter e il mobbing

In casa Inter è scoppiato il caso Sneijder. L'hanno fatto scoppiare Branca, a mio modo di vedere il peggior dirigente sportivo della storia della Serie A, e Stramaccioni, a mio modo di vedere uno dei miglior allenatori della Serie A.

Il nodo della questione è sempre lo stesso: i soldi. Wesley Sneijder ha un triennale da sei milioni di euro netti a stagione, circa dodici milioni lordi da tirar fuori per le casse dell'Inter. Siccome c'è la crisi, l'Inter gli ha detto qualcosa tipo: "Caro Wes, hai tre anni di contratto. Da qui al 2015 dobbiamo dare a te diciotto milioni di euro e allo Stato diciotto milioni di euro. Facciamo che ti diamo diciotto milioni di euro, ma in quattro anni. Facciamo che ne prenderai quattro e mezzo a stagione e non più sei. Però resti con noi un anno in più. Ah, complimenti per Yolanthe: gran pezzo di gnocca". Robetta semplice, si spalma l'ingaggio e l'Inter risparmia tre milioni di euro l'anno tra tasse ed emolumenti. Tutto molto lineare e comune, se non fosse che Branca ha anche aggiunto: "Oh, per la cronaca: finché non firmi, non giochi. Nessun rancore?".

Magari qualcuno di voi pensa sia giusto, qualcun'altro che è sbagliato. Qualcuno ricorda che arriva da parecchi infortuni, qualcun'altro che è stato artefice del triplete e ha trascinato l'Olanda in finale del Mondiale. Altri magari dicono che visto il ruolo la sua collocazione tattica è un problema. Tutte belle cose, ma me ne potrebbe fregare di meno. Il punto è un altro.

Intervenuto in una trasmissione radiofonica, un tizio, non so quanto competente in materia di diritto del lavoro, ha detto che poteva configurarsi il reato di mobbing ai danni dell'olandese. Io non ho studiato diritto del lavoro, so per sommi capi cosa sia il mobbing e lo riconoscerei solo nelle forme più estreme. Non so se il caso di Sneijder con l'Inter sia davvero mobbing. A quel punto il presentatore della trasmissione radiofonica, che non esito a definire un coglione, ha detto: "Forse è mobbing, ma Sneijder percepisce milioni di euro l'anno. Lasciamo il mobbing agli operai che faticano ad arrivare a fine mese".

Ho un nuovo sogno. Sogno di avere un azienda, fondata da me, e portarla al successo. Successo mondiale, guadagnare palate e palate di soldi. Sogno di rintracciare quel presentatore e assumerlo. Sogno di fargli firmare un contratto da tredici milioni di euro l'anno e dargli un incarico che preveda tantissime responsabilità. Sogno di togliergli piano piano, ma in modo violento, tutte le responsabilità  nel giro di un mese. Sogno di farlo sedere per terra, lontano dagli altri. Di cagargli l'orecchio, pisciargli la giacca e impedirgli di cambiarsi o lavarsi. Sogno di farlo mangiare, da una ciotola, gli avanzi degli altri dipendenti. Sogno, quando verrà a lamentarsi, di fargli ascoltare le sue esatte parole e, mentre gli martello le gengive e gli tiro con violenza le basette che per mio preciso ordine deve tenere lunghe e folte, dirgli: "pensa, guadagni anche il doppio di Snejider". Sogno.

lunedì 26 novembre 2012

L'importanza del 16

Minuto 16 di Chelsea - Manchester City: tutto lo stadio si alza e applaude. Una standing ovation nel nulla più totale. In campo, infatti, la partita è di una noia quasi raccapricciante, una roba talmente brutta da far sembrare un big match anche Chievo - Siena.
La standing ovation è tutta per RDM, Roberto di Matteo, allenatore appena licenziato da Roman Abramovich dopo le sconfitte contro Manchester United, WBA e Juventus.

Il 16 è il numero che RDM ha indossato durante le sue stagioni al Chelsea. In Inghilterra si fa così. Nessun gesto violento o stupido dettato dalla rabbia per la decisione irrevocabile e prepotente di un bambino che rivendica la proprietà del proprio giocattolo, nessuno striscione di insulti e offese. Ci si alza e si applaude. Stop. Roba da brividi, da pelle d'oca per chi lo guarda e lo osserva, figurarsi per il destinatario della standing ovation.

Di Matteo ha portato a Chelsea una F.A. Cup e soprattutto una Champions League, il trofeo mai vinto dai blues, il trofeo aspettato, agognato e finalmente arrivato grazie a Roberto Di Matteo. Roman Abramovich si è dimenticato cosa è riuscito a fare RDM solo cinque mesi prima, Stamford Bridge no.

Al suo posto è stato chiamato Rafa Benitez, aspettato a Londra come si aspetta un lutto. I cori "you're not welcome here" sono i più gettonati. Nessuno voleva il cameriere ciccione sulla panchina della propria squadra, nessuno tranne Roman Abramovich, che ha ingaggiato l'ex di Liverpool e Inter perché facesse giocare Torres. Proprio El Nino è il motivo dell'esonero di Di Matteo. L'investimento del club è troppo importante e vedere 57 milioni di euro biondi seduti in panchina non è stato facile per il petroliere.

Quindi se la vostra ambizione è fare l'allenatore del Chelsea ricordate una cosa: non importa se subentrate a Marzo e acciuffate la qualificazione ai quarti di Champions League ribaltando un 3-1. Non importa se quella Champions poi la vincete in casa degli avversari, eliminando il Barcellona in semifinale vincendo al Camp Nou in 10. Non importa se siete terzi in classifica dopo aver fatto due mesi da capolista. Se non fate giocare il cocco del presidente che in 59 presenze fa ben 11 gol, se non gli affidate l'attacco, potete anche abbandonare il sogno.

Per la cronaca, Chelsea - Manchester City è finita 0-0. Secondo voi il cameriere ciccione a chi ha affidato l'attacco?

mercoledì 29 agosto 2012

Sciraeisì

Udinese fuori dalla Champions League. Eliminata ai preliminari, come l'anno scorso. Eliminata da una squadra in teoria inferiore, che gioca a un campionato in teoria inferiore. Eliminata giocando peggio, molto peggio.

Andrà a fare compagnia a Napoli, Inter e Lazio in Europa League, con quest'ultime due che devono ancora qualificarsi, ma avendo vinto l'andata 2-0 è più sì che no. L'Europa League è una buona vetrina per far giocare giovani talenti e per dare minuti nelle gambe a chi gioca meno in campionato: gli allenatori diranno così. In realtà pensano che l'Europa League sia una gran rottura di coglioni, un ostacolo per il campionato, qualcosa di cui si può fare tranquillamente a meno. Per questo fanno giocare semisconosciuti e pippe clamorose.

La Serie A manda tre squadre in Champions, di cui una ai preliminari. Poi ne manda almeno due in Europa League, forse tre, quando va bene quattro. Statisticamente è più probabile che una squadra italiana arrivi in fondo in EL che in CL. Ma in EL le squadre non arrivano in fondo, mai. Neanche per sbaglio. Questo per la politica di merda descritta sopra, diffusissima in Italia e inesistente in giro per l'Europa.

Volete riuscire a trattenere i Thiago Silva, Ibra, Lavezzi, Sanchez e via discorrendo? Volete che in Italia arrivino i Robben, i Van Persie, e via discorrendo? Smettete di pensare all'Europa League come a un asilo, e smettete di trattare gli under21 come merde. Insomma: sciraeisì

lunedì 16 luglio 2012

Belle idee

Il calcio italiano somiglia tanto al Superenalotto. Sembra che ho scritto una stronzata, ma ora vi spiego.

Quanto il montepremi del Superenalotto supera gli 80 milioni di euro, ci sono famiglie intere intente a giocare la schedina. Nei tabacchini spuntano come funghi i cartelli tramite i quali alcuni esperti del calcolo probabilistico della domenica cercano compari per fare sistemoni. Il martedì, il giovedì e il sabato gli sportelli abilitati sono presi d'assalto. Gente che butta stipendi e pensioni, sognando la vincita in grado di cambiare la vita a tutta la generazione. Nel frattempo il jackpot aumenta, arriva a 100, 110 milioni, e la gente che gioca aumenta, il tutto aiutato dalle pubblicità. Poi finalmente qualcuno vince, qualcun altro a parte lo Stato, e il montepremi crolla a 30, 40 milioni. A quel punto non gioca più nessuno, o quasi. Restano solo gli habituè, coloro i quali pensano che prima o poi quei numeri devono uscire. Però non c'è più la ressa, non c'è la fila chilometrica di persone che sognano il colpaccio. Perché 100 milioni è colpaccio, mica 40.

Nel calcio italiano succede la stessa cosa con l'Europa. Le squadre di alta fascia puntano ad entrare in Champions League, pensando che sia l'unica coppa Europea valga la pena giocare. I presidenti comprano giocatori e assumono allenatori con l'unico intento di andare in Champions. Alcune volte ci riescono, e allora comprano giocatori ancora più forti, spendono ancora di più per andare il più avanti possibile nella competizione. Neanche per vincerla, solo per arrivare il più avanti possibile. A volte basta solo superare la fase a gironi.
Altre volte la Champions non viene raggiunta, e allora si gioca l'Europa League. Ma l'Europa League non è mica la Champions League, mica ci si sporca le mani e i piedi per giocare in Europa League. Essa viene vista come un asilo, un posto dove far giocare i giovani. Perché farli giocare sempre è pericoloso, meglio farli giocare dove non possono fare danni.

Bella idea. Nessuna squadra italiana ha mai vinto l'Europa League, l'ultima squadra ad aver vinto la coppa Uefa è stato il Parma dei Tanzi nel 1999. Il calcio italiano perde appeal e questo, unito al fatto che non ha soldi, fa in modo che i giocatori non vengono a giocare in Italia. Piuttosto vanno in Cina, o in Qatar. Le italiane, salvo sporadiche eccezioni, non sono competitive neanche in Champions, dove ci si accontenta di andare avanti. Non si investe in strutture, in campi dall'allenamento, in stadi, in vivai. Non si punta sulla primavera, anzi. I giocatori della primavera vengono venduti per compare giocatori forti. Poi quelli diventano bravi, e allora si vendono altri primavera per riportarlo alla base. Un po' un gatto che si morde la coda

Il calcio italiano fa la fila per arrivare alla Champions, non ci arriva. Qualcuno fa notare che ci sarebbe anche l'Europa League, che fa gioire i tifosi ed è comunque un trofeo, ma il calcio italiano fa spallucce e compra un Gratta e Vinci.

lunedì 2 luglio 2012

Brandelli d'Italia

Considerazioni di uno stronzo qualunque, su un Europeo qualunque:

Balotelli è un fenomeno. Uno vero. Uno che fra quattro o cinque anni diventa tra i più forti al mondo. Se giocasse ogni partita come se fosse la finale dell'Europeo sarebbe un giocatore da trenta gol a stagione, e 50 milioni di euro.

Prandelli è un ottimo allenatore, e lo vorrei fino ai Mondiali. Perché fa giocare chi cazzo vuole lui, quando vuole lui, e per i minuti che vuole lui. Magari non ha fatto le scelte migliori, ma se avesse saputo che sarebbero state scelte di merda non le avrebbe fatte. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Ed è tanta roba.

La Spagna è una tra le squadre più forti della storia. Direi la più forte, ma che cazzo ne voglio sapere. Ho 22 anni e ne ho visto troppo poche. E' completa, con la difesa migliore, il centrocampo più forte, e un attacco finto, senza una punta vera, nel quale mancava Villa per infortunio, e vedeva il peggior Torres della storia, che ne fa quattro in finale con la stessa disinvoltura con la quale io mi allaccio le scarpe.

L'Italia esce a testa bassa. Pochi cazzi. Vero, è arrivata in finale e non se l'aspettava nessuno, facendo un ottimo Europeo. Vero, ha battuto squadre come Inghilterra e Germania. Vero, giocare in dieci contro la Spagna non è una passeggiata di salute. Vero tutto, ma ha subito la sconfitta più pesante in termini di differenza reti nella storia delle finali di un Europeo. Anche contando i Mondiali nessuno ha fatto peggio. Ecco, la testa alta dov'è?

lunedì 25 giugno 2012

Non siamo la Grecia

Avete presente i tifosi greci, in Grecia, che festeggiavano il raggiungimento dei quarti di finale dell'Europeo? Quelli felicissimi che non ci credevano e invece poi è successo? Quelli in giro per le strade suonando il clacson perché la gioia è incontenibile? Ecco, li capisco.
La Grecia era la squadra più scarsa presente ai quarti, forse la più scarsa in assoluto agli Europei. Senza gioco, senza giocatori, senza nulla. Andare ai quarti, per la Grecia, è un risultato che va al di là di ogni può rosea previsione.

Avete presente i tifosi italiani, in Italia, che festeggiano il raggiungimento della semifinale dell'Europeo? Quelli felicissimi che hanno sofferto 120 minuti, che hanno sofferto ai rigori, ma poi sono esplosi dopo il penalty di Diamanti? Quelli in giro per le strade suonando il clacson perché la gioia è incontenibile? Sei uno di quelli? Che cazzo festeggi?

No, seriamente. Grande partita dell'Italia contro l'Inghilterra. Meritava di vincere 3 a 0. Hanno dominato 119 minuti, lasciando agli inglesi 5 tiri in porta, rigori compresi. Una prestazione che fa ben sperare per il futuro eccetera eccetera. Ma erano i quarti di finale. L'Italia è una squadra che ha vinto 4 mondiali, ma ha vinto un solo Europeo, tra l'altro quasi 50 anni fa. Una semifinale non può essere traguardo da festeggiare, neanche se è arrivato con una prestazione così bella.

L'Italia meritava di vincere 3-0, ma non ne ha fatto neanche uno. Non una grande mossa, visto che ai rigori non premiano sempre chi merita. 
L'Italia ha vinto una sola partita su 4, contro l'Irlanda, non proprio il Brasile. Poi tre pareggi, giocando quasi sempre meglio, ma senza mai riuscire a fare un gol uno più di loro.
L'Italia ha fatto un solo gol su azione, poi rigori, punizioni, angoli. Non proprio una gran cosa.
L'Italia affronterà la squadra, a mio avviso, più forte, quella più in forma, la favorita: la Germania.

Se si vince contro i crucchi si va in finale. Non si vincerebbe un cazzo neanche se si vincesse contro i tedeschi. Quindi, per favore, risparmiate i caroselli per il primo luglio, che non siamo mica la Grecia.

lunedì 18 giugno 2012

State a casa

Si stanno giocando gli Europei. Lo sapevate vero? Già, lo sanno tutti.
La cosa bella degli Europei e dei Mondiali è che riuniscono le famiglie, fanno appassionare tutti, anche coloro i quali non seguono il calcio. A differenza di Champions League, o anche Confederations Cup, tutti sanno quando ci sono Europei e Mondiali, e tutti guardano e tifano l'Italia.
La cosa brutta degli Europei e dei Mondiali è che riuniscono le famiglie, fanno appassionare tutti, anche coloro i quali non seguono il calcio. Tutti tifano l'Italia, e la spronano.
E' un mio limite grosso, ma io i discorsi tra chi segue il calcio una volta ogni due anni proprio non riesco ad ascoltarli. Mi innervosisco, e sono sempre lì lì per chiedere, senza garbo ed educazione, se possono chiudere quella cazzo di bocca. Ma non lo faccio, perché ne seguirebbe un'animata e vivace lite, che potrei anche fronteggiare in situazioni normale, ma cazzo, gioca l'Italia.

Questa gente sa due cose sulla partita che stanno per guardare:
  1. La palla non si può toccare con le mani.
  2. Quelli che devono tifare hanno la maglia blu, a volte bianca, ma spesso blu.
Ecco, io non posso sopportare persone che, pur non capendo un cazzo di calcio, gridano "passala a quello blu", "rigore arbitro è mano", "è fallo, gli ha fatto male", "non era fuorigioco/era fuorigioco" pur ignorando totalmente la regola del fuorigioco.

Uso questo blog per lanciare un appello: persone che seguite il calcio una volta ogni due anni, che passate 23 mesi a maledire uno stupido gioco con 22 persone in campo che corrono appresso alla palla, guardatele a casa le partite. Non uscite di casa. Tenete la vostra ignoranza, e il relativo fastidio nell'ascoltarvi, tra le vostre mura, con i vostri familiari. Perché io non vi sopporto.

venerdì 15 giugno 2012

Il fine giustifica i mezzi?

A me i cani piacciono. Ne vorrei uno, ma mamma non me lo prende, quindi non ne ho uno.
Mi piace la loro incondizionata fedeltà, mi piace che ne esistano di tutti i tipi e per tutte le necessità, e mi piace che mangiano gli avanzi, impedendo così di buttare tanto cibo. Se potessi prenderei un beagle, perché resta piccolo ed è fottutamente bello.
Ciò che non mi piace è il ruolo che il cane ha nella società per certa gente. Ciò che non mi piace sono i fanatici dei cani, e in generale, i fanatici degli animali, ivi compresi animalisti e vegetariani.
Il cane è e sarà per sempre un animale. Bello, coccoloso, fedele, simpatico, ma sempre un animale.
Levatevi dalla testa l'idea che il cane possa anche essere lontanamente paragonato a un figlio.
Questa idea, diffusa soprattutto presso gente che ha un cane e non ha figli, è stupida.
Vostro figlio non ha un aspettativa di vita di 14-15 anni, a meno che non abitiate a Caracas, o Città del Messico. Non sgriderete mai il vostro figlio di 8 anni perché si sta mangiando la merda, né gli permettereste di odorare il culo dei suoi simili. Il vostro cane non andrà mai all'Università (quello neanche il figlio di mia madre, ma è un altro discorso), né potrete mandarlo a fare commissioni quando non ne avete voglia.
So cosa stanno pensando i fanatici dei cani in questo momento:
Eh ma questi paragoni non stanno in piedi. Noi lo vediamo come un figlio per l'affetto che nutriamo nei suoi confronti. Ma chi non ha un cane non può capire.
Premetto che il fanatismo cinofilo la ritengo una piaga sociale al pari di buco dell'ozono, surriscaldamento globare e vecchi che rompono i coglioni alle Poste, quindi sono poco obbiettivo. Ma in ogni caso l'affetto che nutrite verso un cane è evidentemente troppo. Il cane è e deve restare un animale da compagnia, da caccia, da guardia, dal cazzo che vi pare, nulla di più. Se quando avrete un figlio nutrirete lo stesso affetto per lui e per il cane, fatemelo sapere. Chiamerò i Servizi Sociali.

Sento molto parlare di boicottare gli Europei, perché hanno ucciso tantissimi cani randagi per fare in modo, secondo i boicottatori, di rendere più belle le strade di Cracovia.
Il problema sta tutto nella domanda: il fine giustifica i mezzi? Perché il fine è sacrosanto.
I cani randagi sono sporchi, portano malattie e attaccano persone solo perché affamati.
Toglierli dalle strade è l'unica cosa che potessero fare, per salvaguardare la sicurezza di tifosi e abitanti.
Poi il fatto che li abbiano uccisi in modo cattivo, rude e senza il minimo di pietà fa parte dei mezzi, che non sono assolutamente giustificabili. Ma la soluzione non era facile da trovare, visto che canili e strutture simili sono per chi se lo può permettere, e non è il caso dell'Ucraina.
Il punto è che vi state incazzando per la cosa sbagliata.
In Ucraina e Polonia la corruzione è a livelli che al confronto l'Italia è la Germania. Ci sono un fottìo di prigionieri politici, rei di non pensarla come la maggioranza e aver esternato le loro perplessità. La più famosa è Julija Tymoshenko, ma non è l'unica.
In Ucraina hanno portato via i bambini di strada, per nascondere il problema. E non si sa dove abbiano portato i bambini. Un po' come nascondere la polvere sotto il tappeto, solo che nessuno sa dove sia il tappeto.

Ricapitolando: hanno fatto bene ad ammazzare i cani? No. Hanno fatto bene a toglierli dalle strade? Sì. E' il problema più grave dell'Ucraina? Manco per il cazzo. Il fine ha giustificato i mezzi? No. Ma non contestatemi il fine per cortesia

mercoledì 13 giugno 2012

Non è colpa di Cassano

E' scoppiato lo scandalo Cassano. Sarebbe potuto scoppiare prima, ma l'hanno mandato in conferenza stampa ieri, quindi ieri è scoppiato lo scandalo. Tutta colpa di queste dichiarazioni di Cassano a proposito della presunta omosessualità in Nazionale:

Ciò che ha fatto scalpore è l'utilizzo della parola "froci", e il fatto che abbia poi detto "problemi loro", come se l'omosessualità fosse un problema per chi ne è "affetto".

Se qualcuno me lo chiedesse, scriverei come la penso. E siccome c'è chi me l'ha chiesto, ecco qui.

Secondo me, il problema del "frocio" o del "problemi loro", esisterebbe solo se Cassano avesse detto solo quello.
In realtà Cassano ha prima detto "se penso quello che dico...", e successivamente chiosato con un "me la sbrigo così, sennò poi mi attaccano da tutte le parti".
Nella prima frase, oltre a palesare una discreta lacuna sulla consecutio, ha evidenziato tutte le sue lacune lessicali, oppure si è reso protagonista di un lapsus freudiano, ammettendo, tra le righe, di non pensare quello che dice. E siccome dice sempre tutto, di non pensare affatto.
A mio avviso sono corrette entrambe. Cassano non pensa e ha grossissime lacune, arrivando perfino a non capire frasi semplici semplici come "non dico quello che penso".
L'ultima frase, quella sull'essere attaccato da tutte le parti, ha invece evidenziato quanto stupido sia Cassano. Lui pensava davvero di essersela cavata con diplomazia. Lui era convinto di essere uscito bene da una situazione intricata e difficile come quella dell'omosessualità nel calcio.
Sono sicuro che per Cassano, "frocio" sia un sinonimo di "omosessuale".
Cassano è una persona a cui è stato dato un dono, il quale gli ha permesso di avere soldi, fama e successo senza bisogno di studiare. Cassano è una persona limitata cerebralmente, non per colpa sua, incapace di fare una conferenza stampa in italiano. Ciò è dimostrato una manciata di minuti più tardi, quando dice "Indipendentemente dalla cifra che si leggono sui telegiornali". Ecco, questa frase è la sintesi perfetta del rapporto di Cassano con la comunicazione: secondo lui la cifra si leggono, e lui, quando guarda un telegiornale, legge.
Ecco perché, anche sforzandomi, non riesco ad avercela con Cassano.

Io ce l'ho con i giornalisti, che si fanno grasse risate quando sentono la parola "frocio", dandosi di gomito con fare complice e soddisfatto. Ce l'ho con i giornalisti che hanno fatto la domanda a Cassano, sapendo che era troppo stupido per capire quali cose vanno dette e quali no, andando a fare il titolone facile facile sul giornale. Ce l'ho con i giornalisti che, quando Cassano ha finito, dicono "va bene la tua risposta", perché era la migliore che potessero avere, quella in grado di far vendere il numero maggiore di copie. Ce l'ho con quei giornalisti, perché il confine tra giornalismo e fare il pezzo di merda talvolta è labile, ma loro l'hanno sorpassato fischiettando, con nonchalance e presi a braccetto ridendo sornioni, consapevoli di quello che stavano facendo.

Io non sono per la censura delle idee e delle opinioni, sono per la censura della stupidità. Se uno avesse detto: "Omosessuali nel calcio? Mi auguro di no, per loro. Perché questo è un mondo in cui una cosa del genere non sarebbe facile da vivere, soprattutto per colpa degli ultras, che ormai purtroppo la fanno da padroni. In ogni caso, anche se fosse, gestire il loro orientamento in questo mondo maschio, maschilista e quindi eterosessuale per antonomasia, sarebbe un problema loro", avrebbe dato l'impressione di avere delle idee chiare in testa, di averle pensate e di essere riuscito ad  esporle in modo chiaro e conciso. Poi si può essere d'accordo o meno.
Con "froci? Spero di no, ma problemi loro" Cassano ha palesato stupidità e limiti non indifferenti. Stupidità e limiti che vorrei venissero censurati, per il bene di tutti.

Ah, censurerei volentieri anche Cecchi Paone, uno sfigato che continua a professarsi uomo di scienza, nonostante sia ormai un disoccupato senza nulla da fare, che va nelle trasmissioni a dire la cosa più ad affetto possibile, per far parlare di sé, farsi invitare da altre trasmissioni e fare così in modo che possa chiarire il suo pensiero. Cecchi Paone è un coglione che straparla.
Se tutti gli omosessuali fossero come Cecchi Paone, probabilmente sarei omofobo.

domenica 10 giugno 2012

Strani interismi

Moratti ha appena dichiarato che quella dell'Inter è la Primavera più forte d'Europa. Non è che si sia alzato una mattina e ha deciso di dire una cosa del genere. L'ha detta, e a ragione, dopo lo scudetto vinto dagli interini (licenza poetica) contro la Lazio. La vittoria del tricolore fa il paio con la vittoria della Next Gen Cup, una specie di Champions League primavera in fase embrionale e sperimentale.

L'Inter primavera è quindi campione d'Italia e campione d'Europa. Si fa fatica e non pensare sia la più forte del Continente. Soprattutto perché le due vittorie sono arrivate con due allenatori diversi, segno che non era Stramaccioni a essere un fenomeno della panchina, ma i giocatori ad essere più forti di tutti gli altri.

Ieri, nella finale vinta 3-2, ha segnato Samuele Longo che, spiace ammetterlo, ma è un fenomeno. Segna di destro, di sinistro e di testa, è giovane, può crescere tanto e diventare un attaccante fortissimo. Quindi verrà venduto in un operazione che porterà a Milano un 32enne sul viale del tramonto.

A Milano si lavora così: quello giovane giovane forte forte viene venduto per fargli fare esperienza. Questo fa esperienza e diventa giovane forte forte forte. Tutte le grandi squadre operano più o meno così, con la differenza che quasi tutte mandano i giovani in prestito, esagerando in comproprietà. L'Iner, in un modo o nell'altro, li vende, magari ottenendo un'opzione morale. Che cazzo sia l'opzione morale non è dato sapersi, però loro la ottengono. Non si sa mai serva uno spessorino in casa.
Dopo un po' quei geni dell'imprenditoria calcistica capiscono che il ragazzo, venduto un paio d'anni prima, è diventato da Inter, e lo riacquistano pagandolo 4 o 5 volte quello che hanno incassato anni prima vendendolo. Una scelta senza senso logico, ma comune tra gli esperti di mercato dell'Inter, vedi Marco Branca.

I casi più emblematici sono Mattia Destro e Goran Pandev, cresciuti nel vivaio interista, venduti quando troppo giovani per andare a fighe in discoteca,  e ricomprati anni dopo. Magari nel frattempo sono arrivati giovanissimi scarsi come sedie, però quelli della Primavera vengono venduti come se non ci fosse un domani.

Piccolo consiglio per la Moratti band: tenetevi Samuele Longo. Fatelo giocare, fatelo giocare tantissimo. E fra 5 o 6 anni avrete un attaccante completo da 20 gol a stagione gratis. Oppure datelo al Cagliari che ha un discreto bisogno di gente forte lì davanti.

mercoledì 30 maggio 2012

L'importanza della ricchezza

Da quando è scoppiato lo scandalo calcioscommesse, quello che si sente più frequentemente dagli esperti del baretto, da tutti coloro cioè che di fronte a una media con gli amici hanno la soluzione adatta e perfetta per tutti i problemi, è: come fanno a truccare le partite con tutti i soldi che guadagnano?


Questo problema dei soldi che guadagnano i calciatori spunta sempre fuori quando si parla di calciatori. E' spuntato fuori quando c'era lo sciopero, è spuntato fuori adesso col calcioscommesse, spunterà fuori sempre.
Non si riesce a capire il perché, ma in Italia viene sempre visto male quello con tanti soldi. Ora, capisco la sana invidia. E' normale, fa parte di tutti noi, ma qui si esagera. In Italia quello ricco è per forza il ladro, o comunque non si merita i soldi che ha. Non hanno la più pallida idea di quanto abbiano studiato, quanto grande si siano fatti il culo per avere quei soldi, ma se sono troppi sono immeritati. Inoltre, secondo buona parte di noi italiani, più soldi si accumulano, meno diritti si hanno. Come se si stessero vendendo i propri diritti.

L'altra frase più gettonata quando si parla di problemi dei calciatori è: ti manderei davvero a lavorare. C'è gente che muore di fame e loro fanno queste cose? Da mandare in miniera!
Siccome sono anche io l'esperto del baretto, ho una soluzione affinché tutti diventino milionari. L'esempio è fatto col salumiere, ma si estende a tutti i lavori:

Fatti assumere come salumiere. Anzi no, fatti tesserare e firma il tuo cartellino come salumiere. Scordati un contratto a tempo indeterminato, bene che ti vada è un contratto di 5 anni. Lle cifre ora non sono importanti.
Diventa molto bravo a fare il salumiere. Non bravo e basta, devi essere uno tra i migliori al mondo a tagliare prosciutti. Inventati nuovi modo di tagliarlo. Fallo in modo spettacolare, talmente spettacolare che la gente pagherà per vederti tagliare. E meglio ti vedrà, più sarà disposto a spendere. Ci saranno anche i replay del taglio e del gesto tecnico. Diventa praticamente insostituibile. Chiunque potrà tagliare il prosciutto, ma nessuno bene come lo fai tu. A questo punto tutti vorrebbero assumerti, e per convincerti ti daranno cifre sempre più alte. Trasferisciti e fai quello che facevi prima, stavolta di fronte a un numero sempre più elevato di persone, che se non tagli come vorrebbero ti insultano, e insultano anche la tua famiglia. Devi stare attentissimo a non farti male in modo grave, perché il tuo valore e il tuo stipendio diminuirebbero.
La scalata sarà sempre così, e prenderai tantissimi soldi, la gente verrà a comprare il tuo prosciutto, non il prosciutto. Metterai autografi, la ditta venderà la tua divisa, e la compreranno milioni di persone.
All'apice starai guadagnando milioni di euro all'anno. E sarebbe giusto. Stai facendo fare tantissimi soldi alla tua azienda, e nessuno potrebbe farglieli fare, nessun'altro a parte te.

Ah, e avrai 25 giorni di ferie l'anno. Pochi? E' così, non puoi farci nulla. Vuoi scioperare per avere più ferie e  veder riconosciuti i tuoi diritti? Con tutti i soldi che guadagni? Ma non ti vergogni? Ma vai a lavorare va

sabato 26 maggio 2012

Prendi anche tu 3 giornate di squalifica

Ok, non dovrebbe succedere. Ok, è brutta da vedere. Ok, il calcio dovrebbe essere uno sport per famiglie e certi spettacoli non sono belli da far vedere ai figli. Ma la rissa nel calcio ci sta. Nel tennis no. Lì non c'entra nulla.

Io sono uno che scommette sul calcio. La classica schedina con 1X2, under over, goal no goal e cazzate varie. Quando c'è una partita particolarmente calda, tipo un derby o roba del genere, scommetto sempre che finisca in rissa. Siccome non c'è la possibilità di scommettere sulla rissa, punto sull'espulso, logica conseguenza della bella scazzottata nel campo da calcio.

La rissa può scattare per varie ragioni. Varie è il mio nuovo modo per dire due:

  1. Un intervento ruvido e maschio secondo chi l'ha fatto, pericoloso e senza senso per chi l'ha ricevuto.
  2. La follia di un giocatore, a cui arriva poco sangue al cervello e, di punto in bianco, colpisce un giocatore per hobby.
Il massimo esponente della rissa in Italia è senz'altro Marco Materazzi. Ha ereditato lo scettro da Edgar Davids, e quando qualcuno provava a portarglielo via facendo un intervento un po' sopra le righe, Matrix interveniva, si preparava e si tuffava a bomba nel mondo del penale con simpaticissimi interventi goliardici (chiedere ad Andriy Shevchenko).

Ma c'è un giocatore che negli ultimi anni sta facendo di tutto affinché chiunque se lo trovi davanti possa ambire al titolo. Lui si chiama Salvatore Aronica (esatto, questo è il pezzo su Aronica che vi avevo promesso), ed è un difensore mediocre, che grazie a una serie di eventi è riuscito ad approdare in Champions League. Ha rubato uno scudetto alla Juventus (nel senso che era tesserato con la Juventus quando la Juventus vinse lo scudetto), ha 34 anni e ha una faccia da schiaffi che la metà porterebbe comunque tanti problemi, figurarsi intera.

In principio fu Zlatan Ibrahimovic, tipetto mite e tranquillo, che in un Milan - Napoli, quando il gioco era fermo, l'ha visto bene, e passando di lì gli ha dato un buffetto, uno schiaffetto. Il gesto è completamente senza senso, perché Ibra ha preso 3 giornate di squalifica per comportamento violento. Cioè, una volta che ti rendi protagonista di comportamento violento nei confronti di Aronica, dagliela una ginocchiata in mezzo agli occhi, una gomitata tra i denti, una testata nel naso. Io so che Ibra aveva Nocerino in mezzo e che quindi non è riuscito a caricare bene il colpo, ma spezzagli una tibia porca miseria!
Poi è toccato a Fabio Quagliarella nella finale di Coppa Italia. La Juve perdeva 2-0, mancavano 4 minuti alla fine della partita e l'attaccante, conoscendo bene Aronica avendolo avuto come compagno di squadra, non ha neanche avuto il bisogno di guardarlo. Ha capito l'errore di Ibra e ha deciso di dargli una gomitata nel setto nasale. Anche a lui 3 giornate per comportamento violento, però almeno l'ho aperto e si è visto il sangue.

Noto con piacere che piano piano la situazione sta degenerando. Sempre più violento il comportamento violento. Il prossimo, visto che ormai le 3 giornate di squalifica sono certe, nulla di meno nulla di più, può cortesemente appoggiare lo scarpino con i tacchetti in metallo, o cemento, o comunque qualcosa che faccia male, in faccia? Magari prendere tempia e mascella. e perché no, crepi l'avarizia, anche buttare giù un paio di denti che è proprio la morte sua? E se non sto chiedendo troppo, anche una bella rincorsa prima, in modo che l'impatto sia stupendamente terrificante? 
A uno con questa faccia, vuoi negare un violentissimo calcio in volto? No dai, è brutto.


Ho già il nuovo spot: Fai vincere lo sport, picchia Salvatore Aronica.

venerdì 25 maggio 2012

L'importanza del contesto

Una persona non è mai troppo vecchia o troppo giovane in generale. Tutto va rapportato al discorso. Un 25enne, ad esempio, è vecchio se si trova in una scuola come alunno, giovane se si trova in banca come dipendente (in realtà anche come cliente ora come ora, ma vabbe').

So di non aver appena scritto una gran perla, anzi. Le tre righe sopra sono abbastanza banali. Quasi tutti quelli che l'hanno letta, già a metà hanno pensato "Grazie al cazzo", ma mi serviva per fare da introduzione.

Io non ho nulla contro i 25enni. Ho un fratello 25enne a cui voglio un gran bene, e forse gliene vorrei meno se fosse 23enne o 27enne. Mi va bene così 25enne. In realtà 25 non li ha ancora compiuti, ma manca poco quindi facciamo finta di sì. Bon, avete capito che non ho nulla contro i 25enni? Bene.

L'Italia è forse l'unico Paese al mondo che reputa giovane un giocatore di 25 anni. Sarà che qui siamo un po' sfasati con l'età, e facciamo tutto un attimo dopo rispetto al resto del mondo, sarà che qui prima di lanciare un giocatore nel calcio che conta pare che facciano come i datori di lavoro, i quali cercano persone "con esperienza", sarà quel che sarà, l'Italia è fatta così.

Si sente tanto parlare di Sebastian Giovinco come giovane attaccante, di Davide Astori come giovane difensore, di Andrea Consigli come giovane portiere In Germania si sente parlare di giovane portiere quando parlano di un certo Ter Stegen, che però ha 20 anni appena compiuti e fa il titolare nel Borussia Monchengladbach (per chi non avesse mai sentito questa squadra: grossa lacuna. E' bellissimo sia da sentire sia da pronunciare). Si parla di giovane attaccante riferendosi a Mario Gotze, 20 anni neanche compiuti, campione di Germania da protagonista con il Borussia Dortmund. Si parla di centrocampisti quando parlano di Muller e Kroos, 44 anni in due equamente divisi e titolarissimi del Bayer Monaco. Tutti e 4 sono stati chiamati da Low per il raduno pre-Europeo.

I 25enni sono nel mezzo della maturità, sono forse al momento più alto della loro carriera nel rapporto esperienza-freschezza atletica. Se fai il calciatore non puoi essere giovane a 25 anni. Se vuoi essere giovane a 25 anni, molla il calcio e diventa direttore generale di una grossa azienda.

giovedì 24 maggio 2012

L'invidia

Avete presente le star o presunte tali che, intervistate da giornali più o meno famosi, con domande più o meno intelligenti, e risposte più o meno intelligenti, dichiarano che loro non invidiano nessuno? Tirano fuori certe pippe psicologiche:
So di non essere perfetto/a, ma mi piaccio così come sono, con i miei pregi e i miei difetti. E non invidio niente a nessuno, proprio perché sto bene così.
Non so perché, ma c'è l'idea diffusa che l'invidia sia una cosa bruttissima, una delle cose peggiori ti possano succedere nella vita. E di conseguenza i non invidiosi siano persone virtuose. Avranno i loro difetti, ma non l'invidia.
A mio modesto parere (scherzo, non è modesto. E' quasi un dogma, leggi con attenzione, imparalo, e diffondilo), non c'è essere vivente sulla faccia della terra che non sia invidioso. Ma mica è un male, essere Aronica è un male (prima o poi scriverò qualcosa su Aronica, forse il giocatore che più odio nella serie A), ma l'invidia no.
L'invidia, quella sana, quella che non sfocia in atti brutti parecchio, è cosa buona e giusta. E' di serie nel pacchetto della vita (di serie nel pacchetto della vita, se non vinco il Pulitzer per questa frase non lo vincerò mai). Qualcuno magari commenterà io non sono invidioso di nessuno, ma sprecherebbe tempo, non gli crederò.
C'è anche chi giustifica le critiche e gli sfottò con l'invidia. Se sei alta (sono soprattutto femmine) 1,50, pesi 75 kg, e vai in giro in leggings con il perizoma in vista e hai un culo che per guardarlo tutto serve un quarto d'ora, e la gente ride di te, possibile che non sia per l'invidia. Questi sono sociopatici il cui Q.I. difficilmente è più alto di quello di un coccodrillo, della Haribo, e come tali vanno compatiti e aiutati.

Noi maschietti in genere invidiamo i calciatori di Serie A. Non tutti i maschietti, ma parecchi.
La loro giornata tipo si svolge attorno a un campo da calcio. Si allenano 3-4 ore al giorno e guadagnano mediamente 2500€ per quelle 3-4 ore. Sono atletici, famosi e ricchi. Alcuni sono anche belli, altri sono brutti che non fa a vederli, ma bastano le tre qualità sopra elencate per fottere in modo esagerato.
C'è chi invidia il fisico atletico, chi la fama di cui godono, chi la ricchezza economica, chi il fatto che viaggiano tanto e in tutto il mondo, chi il fatto che fottono in modo esagerato. Ma difficilmente troverete uno chi li invidia per la tuta da ginnastica della squadra in cui giocano, anche perché non ha senso. Basta risparmiare e con 120 euro massimo la si compra.

Vorrei quindi lanciare un appello a te, 26enne che gioca nel Birori football team e non ha capito che il massimo a cui può ambire è la seconda categoria: smettila di indossare quella tuta da ginnastica per fare qualunque cosa. Non puoi andare al bar, all'allenamento, in discoteca, a prendere l'aperitivo, a fare la spesa sempre con quella cazzo di canadese (per i non sardi: tuta da ginnastica). Sei loffio (per i non sardi, loffio è loffio, difficile da tradurre) e pessimo. Non è che siccome hai la tuta della tua squadra sei un fenomeno. Ti atteggi da campione affermato perché hai giocato 5 partite in Promozione, manco fossi Cristiano Ronaldo. Sul serio, basta. Comprati un paio di jeans e finiscila. Non sei invidiato, sei un deficiente.

Lo so, non lo vincerò mai.

lunedì 21 maggio 2012

Ripartenze

Non so secondo voi, ma per me l'Inter più bella è quella del periodo 1990-2006, unica eccezione: anno 1998. Siccome sono troppo piccolo per ricordare bene gli anni '90, diciamo che l'Inter più bella, secondo me, è quella che va dal 2000 al 2006.

Premessa: non parlo, e penso non lo farò mai, dello scandalo Calciopoli. Questo è un blog in cui parlo di calcio, e quello ha poco a che vedere con il calcio.
Sì, ma hai parlato di calcioscommesse, e anche quello non è che c'entrasse molto col calcio giocato. Non è che non ne parli perché avete toccato il punto più basso della vostra storia, sia a livello d'immagine, sia a livello sportivo, e non sai cosa inventarti?

No. E' che il blog è mio e scrivo il cazzo che mi piace. Fine premessa.

In quei 6 anni abbiamo assistito all'Inter più divertente della storia, e le risate solitamente iniziavano già a luglio. La campagna acquisti dell'Inter era una cosa bellissima. La domanda che si facevano gli uomini di mercato, prima di acquistare un giocatore, non era "è funzionale?" o "ci serve?" bensì "è forte?" Se la risposta era sì, mah, boh, vorrei tanto scoprirlo, in teoria no ma poi chissà, o affini, si acquistava il giocatore. E' grazie a loro se nel BelPaese sono arrivati giocatori di livello assoluto come Ronaldo, Adriano e Seedorf, ma anche pippe non da poco come Van Der Meyde, Georgatos e molti altri. Non esisteva il fairplay finanziario, né la crisi globale, quindi Moratti spendeva i miliardi ogni anno. L'Inter per anni è stata una società che schierava 11 giocatori e li faceva vagare per il campo.
Era una conseguenza quasi logica non vincere mai: la squadra era sì forte, ma era diversa ogni anno, e in Italia non basta essere forte per vincere (vedi Milan quest'anno).
Le cose non migliorarono granché dopo Calciopoli, solo che quando giochi in un campionato in cui la terza forza è il Chievo, basta averne 14 in rosa che sappiano palleggiare per vincere lo scudetto.

Tutto, o quasi, cambiò con l'arrivo di Mourinho, un allenatore all'inglese, abituato a decidere anche che mutande dovesse indossare il terzo portiere. Decise tutto appena arrivato, compresa la campagna acquisti. Il primo anno fu quasi al buio, senza conoscere il campionato e il gioco in Italia. Arrivarono  Quaresma e Mancini, poi lo special one capì che era meglio giocare in 9 e dopo un mese non videro più il campo. Però piano piano stava costruendo una squadra, che è ben diverso dal mettere 11 pellegrini in campo. Infatti nel giro di due anni vinse tutto quello che poteva vincere. Poi se ne andò, e l'Inter non vinse nulla a parte una Coppa Italia. Mondiale per Club contro un'africana e un'asiatica non è attendibile, è attendibile pensare di averla disputata, ma anche per quello si ringrazia Mou.

Da quando il portoghese se n'è andato, l'Inter si è scoperta ignorante sul mercato. Ci si aggrappava a giocatori fatti arrivare da Mourinho, ma che non rendevano più come prima e quindi completamente diversi. Sono arrivati Forlan e Zarate, e il grande colpo l'hanno fatto Atletico Madrid e Lazio vendendoli (una ha vinto l'Europa League, l'altra è arrivata sopra l'Inter in campionato). Si stanno rifacendo gli stessi errori fatti prima del 2006, che poi sono gli stessi fatti dalla Juve nelle ultime 2 stagioni, in cui sono arrivati due settimi posti. Come è arrivata l'Inter quest'anno? Sesta? Beh, è già una base più solida su cui ripartire, basta non ripartire da Branca.

martedì 15 maggio 2012

Bitch, please

Premessa: quello che segue è un post sulla Juventus, sullo scudetto, fatto da un tifoso della Juventus. Verranno escluse le polemiche sul numero di stelle, e sul numero di scudetti. Verranno escluse di proposito, perché penso siano polemiche inutili e sterili. Ognuno ha la propria opinione, e parte dal presupposto che quella dell'altro sia sbagliata. Di conseguenza è superfluo perderci tempo. Proverò inoltre a trattare l'argomento con la massima obbiettività, senza scendere al livello del tifoso italiano generico X.

Un paio di giorni fa scrissi uno stato su Facebook, nel quale mi chiedevo se qualcuno pensasse realmente che lo Scudetto della Juve fosse immeritato o rubato.
Lo chiesi perché vidi molte foto, molti stati, molti link, che facevano supporre questo. Probabilmente il fatto che io abiti a Cagliari, e abbia molti amici di Cagliari, ha influito pesantemente. La Juve ha infatti vinto il suo scudetto battendo la squadra della mia città, grazie a un gol in fuorigioco e a un'autorete. In quella partita il Cagliari decise di non giocare, si presentò in giacca e cravatta, col regalo impacchettato, alla festa degli avversari. Offrì la birra, pagò i danni causati dalla festa stessa, e si divertì tantissimo. Ma i suoi tifosi, i quali sono evidentemente antiJuventini...

Premessa volume 2: Nella sua storia la Juve ha vinto tanto. In genere chi vince tanto diventa anche abbastanza odioso. E quando si vince in modo poco chiaro, o aiutato da decisioni arbitrali discutibili, eufemisticamente discutibili, sei ancora più odioso. Di conseguenza chi non è juventino, difficilmente simpatizza, e difficilmente vede la Juve con indifferenza. I bianconeri o si amano o si odiano. Non ci sono altre storie, altre vie, altre strade.

...,non erano granché d'accordo con l'idea dei giocatori. Sono andati fino a Trieste, augurandosi solo che la Juve perdesse lo scudetto. L'importante per loro era che non lo vincesse né la Juventus, né il Napoli (con tutto il rispetto per Napoli, Napoli merda).
Il fuorigioco di 8 mm di Vucinic diventò di 8 metri, e fu, per loro, il segno che la Juve non ha mai smesso di rubare, neanche dopo Calciopoli.

Ora, 38 giornate, 0 sconfitte è un modo abbastanza eccessivo per rubare. Miglior difesa del campionato, e d'Europa, forse la scusa del rubare non regge granché.
Quando analizzate un campionato, o una squadra, non fermatevi al nome, provate a guardare 38 partite, vedere cosa tutto è successo, quanti punti sono stati raccolti, quanti momenti di flessioni ci sono stati, poi fate l'analisi. La Juve che ruba sempre e comunque non regge, inventatevi qualcos'altro, please.

Per la cronaca, allo stato su Facebook hanno risposto in due. Un interista, che ha sostanzialmente detto: "Si, è meritato. Però avete rubato tanti scudetti", e mio fratello, il quale cita la frase di un suo amico. Ecco, quella frase è la sintesi perfetta di ciò che dovrebbe dire un antiJuventino a proposito dello scudetto di quest'anno:

No, vabbè, è meritato. Cioè, la Juventus è una merda, i tifosi sono degli stronzi e davvero penso che dovreste morire tutti bruciati vivi, però ok, è meritato. 

mercoledì 9 maggio 2012

Tutti innocenti

L'inchiesta sul calcio scommesse è stato diviso in due tronconi. I deferimenti riguardanti il primo sono arrivati ora. Tante le squadre indagate, tantissimi i giocatori.
Tra le società colpite figurano Pescara, Novara, Siena, Sampdoria, Atalanta e altre 17. In tutto 22 tra Serie A, Serie B e Lega Pro e, come detto, siamo solo al primo troncone.
I giocatori sono 52. Ci sono gli ormai famosi Doni, Paoloni e Gervasoni. Non c'è nessun Pallone d'oro, né giocatori da Nazionale. C'è Bertani, c'è Nicola Ventola, che ha trovato l'unico modo per associare nuovamente il suo nome al calcio. Un modo di merda, ma tant'è.

Quello che mi ha colpito è stata la reazione delle società interessate. Tutte, ci fosse una che si sia distinta per originalità, hanno rilasciato dichiarazioni dicendo che cadono dalle nuvole, che sono pulite, ne usciranno bene, è tutto un complotto, credono nella giustizia.
Insomma questi incompetenti in Procura Federale ne avessero azzeccato una. Macchè. Palazzi, non hai presa neanche una. Sei andato a pesca, ne hai tirato su 22, ne hai sbagliato 22. Certo che sei proprio tonto eh.

Eppure a me ricordano tanto quanto successo ad agosto. Con l'Atalanta che non c'entrava assolutamente nulla, così come tutte le altre. Poi si è scoperto che qualcosina c'entrava. Magari non direttamente, ma la responsabilità oggettiva c'è, esiste, e bisogna fare i conti con quella.
Ci sono state un sacco di penalizzazioni l'anno scorso, e tutte le squadre colpite hanno fatto ricorso. Tutte l'hanno perso. Ipotesi complotto? Nah.

Forse si scoprirà che Pescara, Sampdoria e Novara non sapessero nulla davvero. Forse sono solo vittime dei propri tesserati. Forse sì. Ma nel caso si può star zitti, difendersi in tribunale, aspettare di sapere cosa abbiano effettivamente fatto i propri tesserati, prima di sbandierare la propria innocenza ai quattro venti. Giusto per evitare figure di merda. Cristiano Doni non vi ha insegnato nulla?

lunedì 7 maggio 2012

Banalità

La Juventus è campione d'Italia, e io l'avevo detto.
C'è ancora una gara da giocare, contro l'Atalanta, già salva. Partita inutile, sarà la passerella di un giocatore che merita tutt'altro trattamento rispetto a quello dedicatogli, l'immenso Alex Del Piero.
Sarà la partita della sfilata dei campioni d'Italia di fronte al proprio pubblico, di fronte al proprio stadio.
Sarà soprattutto la partita delle banalità.
Già me la immagino la conferenza stampa di Conte:
Ci teniamo a far bene, a finire il campionato da imbattuti, e a vincere davanti ai nostri spettatori, che sono stati fantastici. Ci teniamo a dare un'altra soddisfazione alla dirigenza, e a tutti. Vogliamo vincere.


Formazione della Juventus contro l'Atalanta:
Storari, Grosso, Grygera, Paolo il magazziniere, Marrone, Conte, il fratello di Conte, Padoin, Elia, Krasic, Del Piero.
Ma loro ci tengono.


La Juve è campione d'Italia, e io sto godendo come un riccio.

giovedì 3 maggio 2012

In his shoes

Voi, che volete la radiazione di Delio Rossi, che gli date del pezzo di merda, che tutti questi che nella stessa frase è un pugno in faccia quindi scusate, che dite che l'esonero è il minimo. Ecco vorrei vedere voi:

Avete 52 anni, e fate l'allenatore di calcio. Ci sono gli allenatori di calcio frustrati che a 60 anni siedono su una panchina in promozione e non hanno mai allenato altro, ma non è il vostro caso. Voi, dopo aver fatto della sana gavetta in giro per l'Italia, allenate in Serie A. Non avete vinto molto. Il vostro palmarès vanta un pupazzo vinto alle macchinette del centro commerciale di Salerno, un torneo di briscola nel bar centrale di Pescara e una tombolata con la famiglia del 1994. Però se allenate 10 anni in serie A scarsi scarsi non siete. Avete iniziato nel 1990, ormai 22 anni fa. Ne avete fatto di strada.
La Fiorentina, team glorioso che appena 5 anni fa giocava in Champions, vi chiama a sostituire Mihajlovic. La squadra è a pezzi, è una banda di ragazzi vestiti tutti uguali che vaga per il campo dando un calcio al pallone. Voi siete chiamati a dare loro un'identità. Il vostro nome è stato a lungo invocato dalla curva. Vogliono voi. Dovete salvare la squadra che naviga in pessime acque (navigare in pessime acque: chissà come mi è uscita questa frase originale). La squadra non è da lotta per non retrocedere, neanche da Champions, ma la salvezza è alla portata. Basta dare un gioco a quei calciatori svogliati e un po' viziati. In quasi 7 mesi non siete riusciti a fare granché: la squadra naviga sempre nelle stesse pessime acque di cui sopra, e a 3 giornate dalla fine non è matematicamente salva. Ma avete la stima della società, che vuole costruire la Fiorentina del futuro partendo da voi. Voi e Jovetic al centro del progetto. Proprio Jovetic, il giocatore più talentuoso in rosa, cercato da mezza Europa, è rotto una partita sì e una no.Nel mercato di gennaio avete dovuto salutare Gilardino. Volevate una punta, e invece è arrivato Amauri. Ma nessuna polemica, si lavora per la squadra. Nella terzultima giornata siete contro il Novara, in casa. Dovete vincere e siete salvi. In attacco vi affidate a Cerci e Ljajic, biondino nato nel 1991, ovvero un anno dopo rispetto a quando voi avete iniziato a lavorare.
Dopo mezz'ora di partita state perdendo 2-0 contro una squadra matematicamente retrocessa a settembre, e siete costretti a vedere quel biondino vagare per il campo svogliato. Una cosa talmente brutta da farvi rimpiangere perfino Amauri. Mezz'ora è abbastanza, decidete di toglierlo. Fenomeni da mandare in campo non ne avete, e a stento individuate giocatori. Decidete per Olivera, probabilmente pensando che uno valga l'altro, e che peggio di Ljaijc non si può fare.
Siete stanchi, logori, sotto pressione. Lo stadio fischia qualunque cosa, la stagione è stata un inferno, non vedete l'ora che finisca.
Dicevo, togliete quel biondino, inutile per mezz'ora, che ha 20 anni e ha fatto due gol in tutta la sua vita, quello a cui avete dato fiducia e vi ha ripagato con il nulla totale.
Lui esce, vi guarda e vi ride in faccia, applaudendo ironicamente la decisione. Siete un fascio di nervi, ma decidete di non cagarlo. Poi vi dice qualcosa, vi girate, sta ancora ridendo, il coglione, Vi fa segno: ok, bel cambio. Continua a sorridere, non ha un filo di barba ma vi prende per il culo, perdete 2-0 in casa contro una squadra che fa giocare Lisuzzo e Morganella, rischiate di retrocedere, continua a ridervi in faccia, a prendervi per il culo. Un pugno in quel sorrisetto del cazzo è moralmente obbligatorio. Il secondo è per scaricare rabbia e tensione, ci sta anche quello. Il terzo sarebbe di troppo, e infatti non glielo date. Siete pur sempre signori di 52 anni.

Vorrei far notare due cose:
  1. Ho messo un fottìo di che, involontariamente. Così la lettura diventerà meno scorrevole, e più fastidiosa. E' andata così. E' capitato, e ricapiterà, ma proverò a stare più attento.
  2. Non ho mai fatto riferimento ai soldi che guadagna Ljaijic, nonostante abbia sentito anche di queste cose. I soldi portati a casa dall'allenatore o dal giocatore c'entrano poco con la questione. Si tratta di rispetto per le decisioni del tuo capo, e la busta paga è poco rilevante.

martedì 1 maggio 2012

Just in case


Non era mai successo che scrivessi due post, uno di seguito all'altro, sullo stesso argomento. Sono abbastanza certo che voi l'aveste già notato, e nei vostri salotti letterari vi foste interrogati sul perché:
Secondo me è un chiaro esempio di scelta stilistica rapportata alle nuove tecnologie. Il suo chiaro intento è quello di non annoiare i lettori e passare subito a notizie fresche e nuove, per non restare ancorato al passato, ma anzi voltare pagina e rapportarsi immediatamente all'evento successivo. 
Ma no, è che non ha voglia di fare un cazzo!
Giuste entrambe, ma più la due. Anzi, solo la due.

In ogni caso ora lo farò, sia perché ora come ora è l'unico argomento mi preme affrontare, sia perchè in giro ce ne sono pochi altri (Scudetto, Champions, lotta per non retrocedere: perché rischiare di azzardare qualcosa e fare figure di merda? Scriverò qualcosa a campionato finito aggiungendo un Bergomiano l'avevo detto!).

Settimana scorsa è retrocesso il Cesena. Pensavo si salvasse. D'altronde si è salvato l'anno scorso, e quest'anno aveva una squadra più forte. Ha cambiato allenatore, ma Ficcadenti non era mica Mourinho. Resta il fatto che è retrocessa con 5 giornate d'anticipo: non esattamente un fulmine a ciel sereno. La matematica retrocessione è arrivata contro la Juve capolista, quindi ci sta che i tifosi siano andati allo stadio ben sapendo che sarebbe potuta arrivare la sconfitta, e conseguente retrocessione.
I tifosi hanno comunque applaudito la squadra a partita finita e serie B ottenuta. Il gesto è arrivato una settimana dopo i fatti di Genova (non il G8, quasi). Tutti gli organi di stampa hanno ripreso la cosa, sostenendo che era questo il calcio sano, quello che piace e che permette alle famiglie di andare allo stadio. Dopo un primo, spontaneo, e genuino grazie al cazzo, ho aspettato che dicessero la cosa più ovvia, ma non per questo non degna di essere riportata. Non l'ha fatto nessuno. Ovvero: puoi stare tutta la vita cambiando leggi e stadi, mettendo tornelli e telecamere, dando Daspo a destra e manca, ma se non cambia la mentalità dell'italiano, prima di quella del tifoso, resterà tutto inutile.

L'italiano è fenomenale, è quello che se si trova di fronte a 100 persona pensa di essere il più intelligente lì in mezzo, il più scaltro e il più furbo. L'unico in grado di escogitare qualcosa di sensato. E' quello che costruisce abusivamente, poi arriva chi di dovere, gli dice che devono abbattere perché pericoloso e risponde: andate ad arrestare stupratori e assassini invece di rompere le scatole alle brave persone come me. Io non ho posto dove abitare.E' quello che evade e dice: lo faccio perché la pressione fiscale è troppo alta, che è un po' come dire: rubo, perché la criminalità ha raggiunto livelli insopportabili.Sono certo che non tutti gli italiani siano così. Sono un po' meno certo, ma mi auguro siano più le brave persone dei furbi che provano a far fesso il prossimo. Ma per quello che ho avuto modo di notare io, è così.

So di risultare noioso, di essere l'ennesimo rompicoglioni esterofilo, ma il modello deve restare quello inglese. Lì, non si sa come, sono riusciti a cambiare la mentalità del tifoso.

Ieri c'era Manchester City - Manchester United. Il derby è caldo dappertutto, e quando vale lo scudetto lo è ancora di più. Perciò è chiaro ci fosse il pericolo tafferugli, scontri, risse e quant'altro.
In panchina, per un'ammonizione data, i due allenatori hanno reagito così:
(Non lo spettacolo più bello da offrire.
Ma a 5' dalla fine, in questa partita, si può capire)

Mezz'oretta prima, i citizen esultavano al gol-partita, e forse gol-premier. Fortuna che le due tifoserie erano separate da filo spinato, muro di cinta e cecchini pronti a far fuoco. Più o meno così:


Il provvedimento più drastico per provare a contenere la follia ultrà, è stato quello di togliere i boccali di vetro, e sostituirli con bicchieroni di plastica. Come dicono lì: just in case.

lunedì 23 aprile 2012

Mano pesante.

Che differenza c'è tra il calcio inglese e quello italiano? Tante, tantissime, ma quella più importante, almeno più evidente nell'ultimo turno di campionato, è il tifo.

La polizia inglese, e il governo, hanno avuto a che fare, per anni, con una vera piaga sociale: gli hooligans. Hanno risolto in modo drastico, mano pesante per evitare che tragedie come quelle del Heysel non avessero più come protagonista degli inglesi: carcere per chi si comporta in modo violento, e subito dopo Daspo cattivo. Niente più striscioni, bandieroni, fumogeni e cazzate varie.
Eh, ma così ne risente lo spettacolo!
Balle, andate a vedere una partita nella Kop di Anfield, a Liverpool (Liverpool, non esattamente PeaceLand negli anni '80), e poi ne riparliamo.
Gli steward, seduti dando la schiena al campo, per vedere i tifosi violenti, segnalarli per tempo, ed evitare che succedano tafferugli, potendo così intervenire prima che la situazione degeneri. Non vedono la partita, ma 'sticazzi.
Nel frattempo è cambiata la mentalità dei tifosi. I bu razzisti ci saranno sempre, ma sono sempre più sporadici, sempre più isolati, e sempre più spesso censurati dal resto dello stadio.
La manifestazione più bella di Tifo si è avuta proprio domenica. Wolverhampton - Manchester City: se i padroni di casa perdono, retrocedono. I padroni di casa perdono, retrocedono con 5 giornate di anticipo. Un campionato di merda, ma i giocatori escono tra gli applausi di tutto lo stadio.

Nel frattempo in Italia succedeva altro. Succedeva che a Genova gli ultrà interrompono la partita perché il Genoa rischia la retrocessione, obbliga i giocatori a levarsi la maglia, e per 50 minuti restano ostaggi della curva. Succedeva che a Roma. la curva della Lazio fa partire il coro "giallorosso ebreo", presumibilmente rivolto agli avversari storici, i romanisti. Il resto dello stadio non fa nulla per coprire lo scempio, e nel post partita nessuno censura l'episodio.

L'idea, tutta mia, è che ci voglia la mano pesante: ti comporti male allo stadio? Non entri più. Ti dispiace e vuoi comunque seguire la squadra? O trovi il modo di farti tesserare dal club, oppure ti prendi Sky. Magari i tuoi amici ci pensano due volte prima di rovinare la festa ad altre 20 mila persone.

domenica 1 aprile 2012

Proteste arbitrali

Vi è mai capitato di vedere un arbitro che ascolta le proteste dei giocatori e cambia la decisione? Un arbitro che da un rigore, viene circondato da giocatori che gli danno del coglioneciecovenduto, ci pensa bene e dice: <<errore mio, calcio d'angolo. Scusate, avete ragione voi>>? No! Non è mai capitato. Nella storia del calcio una cosa del genere non si è mai vista. E' successo che un arbitro abbia cambiato opinione, ma mai per le proteste dei giocatori.

In Italia questo ancora non si è capito, non che ci voglia molto, ma siamo duri di comprendonio. Si protesta, anche se si è palesemente in torto, per essere più furbi, più scaltri, più svegli:<< Se l'arbitro me la fischia a favore perché ho protestato sono proprio un genio>> pensa il giocatore più intelligente, o il più figlio di troia, a seconda dei punti di vista. Io trovo sia un figlio di troia, voi chissà.

Ci sono due proteste che non capisco: quelle che portano al cartellino, e quelle dopo la partita.
Le prima sono proprio stupide. Cosa pensi che faccia un arbitro se lo insulti? Che ti dia ragione? Dove sei cresciuto?
Puoi discutere, lamentarti, far notare quello che ti pare, ma se ti prendi un giallo per proteste sei più scemo di quello che si fa ammonire per essersi tolto la maglia dopo il gol. Se riesci anche a farti espellere, meriti di non giocare mai più a calcio, calciatore viziato generico X. 
Nonostante tutto, posso capire queste proteste. Non le tollero, ma le capisco. Lì a caldo, in momenti concitati, difficilmente il sangue arriva al cervello come dovrebbe.

Ma le proteste a fine partita di allenatori, dirigenti e giocatori, quelle no. Mai nella vita.
Realmente, persona generica Y che protesti a fine gara, cosa pensi succeda?  Ti danno il rigore non visto durante la partita? Convalidano il gol fantasma che forse era dentro forse no rivedendolo col replay sì ma a velocità normale no? Sei scemo o mangi pietre? <<Vogliamo tutelarci!>> Ma ciuccia, coglione!

Per questo le proteste di Allegri, Galliani, Mazzarri, Ranieri, Zamparini, De Laurentiis e compagnie cantanti suonano sempre, più o meno, così: 




L'apice della pateticità l'ha raggiunto la Juventus Football Club S.p.A.. Silenzi stampa, comunicati congiunti, gente che pretendeva rispetto, lacrime e piagnistei. Per cosa? Per dei rigori! Nulla di più, dei rigori. Siete dei fenomeni ragazzi, veramente bravi. Una gran bella scena, vivi complimenti.

Allora i casi sono due: o la smettete, commentate solo la partita, gli errori dei giocatori, quelli dell'allenatore, senza invocare rigori, gol fantasma, calci d'angolo cartellini e rimesse laterali (tanto non ve le danno a fine partite, è proprio senza senso), oppure vi lamentate di tutti gli errori, compresi quelli a vostro favore. Andate in sala stampa e dite: <<Quest'arbitro è un incompetente, ci ha regalato il rigore, e ha fischiato a loro un fuorigioco inesistente. Non dovrebbe più arbitrare. Oggi ci ha regalato la partita>>.
Nel dubbio scegliete la prima, che se a non rompere le palle difficilmente si sbaglia.

venerdì 30 marzo 2012

Mourinterviste

A me Mourinho piaceva, e piace tutt'ora. E' un esaltato, uno che crede di essere Dio, un fanatico. Ma le sue interviste, soprattutto quelle pre-partita, erano più emozionanti della partita stessa.

Se durante la settimana è successo qualcosa di insolito, tipo un terzino che ha ammazzato la figlia, o un'ala sinistra che ha cagato sulla macchina del presidente, l'allenatore tratta soprattutto l'episodio, facendo un'intervista un po' diversa dal solito. Altrimenti, le conferenze stampa sono sempre monotone:
Mister, affrontate il Real Pusterlengo, che arriva da 33 sconfitte consecutive e ha la peggior difesa del mondo. Sono stati venduti 8 biglietti, e in 9 hanno provato a farsi rimborsare il tagliando. Come vede la partita? 
Li temo, perché hanno fame e vogliono uscire da un momento delicato che non meritano. Sarà una partita da affrontare con la concentrazione giusta, ma sono certo che i giocatori troveranno le motivazioni giuste.
Mister, ma cosa cazzo stai dicendo? Parla d'altro, se proprio non ti va di parlare della partita, ma non dire certe cazzate.
Che poi, non so se l'avete notato anche voi, quando la squadra che si dovrà affrontare le sta perdendo tutto, è difficile perché sono affamati, quando le sta vincendo tutte, sarà difficile perché sono in un buon momento, quando invece ne vincono una sì due no poi tre sì e così via, la partita diventa difficile perché loro vogliono dare continuità al gioco e ai risultati. E andate a fare in culo!

Avete mai sentito un allenatore dire esattamente le cose come stanno? Io sì, Mourinho.
Le sue parole erano un emozione dietro l'altra, non c'era la banalità, non esistevano le frasi fatte, ogni conferenza era una sorpresa. E' grazie a lui se l'Italia conosce espressioni come prostituzione intellettuale o zeru tituli. E' grazie a lui se possiamo ricordare conferenze stampa degne di essere seguite:
Mister, come vede la squadra per questa sfida?
Vinciamo facile. 2-0 il primo tempo, nella ripresa possesso palla e gol del 3-0 giusto per sicurezza. Giocano gli 11 che hanno giocato settimana scorsa, ma a centrocampo tolgo Stankovic, metto Thiago Motta, per marcare a uomo il trequartista. I cambi verranno fatti al 57esimo, al 68esimo e all'88esimo faccio entrare un giovane. Ci faremo ammonire 3 giocatori, ma non ci sarà nessun infortunio. Praticamente già vinta, lo dico anche per i bookmaker: togliete le quote.

Sono queste le interviste che piacciono, che riempiono e fanno vendere i giornali. Andate tutti a scuola da Mourinho, e imparate anche voi a fare le Mourinterviste, per piacere. Non se ne può più di rispetto per l'avversario e cazzi vari.

venerdì 16 marzo 2012

Ah, l'onore delle armi!

Lo sport italiano sta facendo cagare. Pochi giri di parole, poche manfrine, pochi si, ma, però, se, forse e altri cazzi. Fa cagare.

Adesso ci sono tre competizioni di gran moda: Champions League ed Europa League per quanto riguarda il calcio, e Sei Nazioni per quanto riguarda il rugby.
Io a proposito di quest'ultimo sport so poco. So che la palla con le mani non si può passare in avanti, ma solo all'indietro, mentre coi piedi dove ti viene meglio darla. So che si deve fare  meta, e che se butti la palla dentro i pali sono punti. So inoltre che se non vinci neanche una partita al Sei Nazioni prendi il cucchiaio di legno.
Leggendo qua e la mi sono reso conto che l'Italia ha tanto onore che a malapena sa dove metterlo. Ogni volta che finisce una partita è sempre con onore e testa alta, testa alta e onore. Oh, le ha perse tutte finora, ma tutte con testa alta e onore. Non danno punti né la testa alta né l'onore, ma l'Italrugby ne ha a bizzeffe, sia mai che magari un giorno torni utile.

L'Udinese è uscita ieri dall'Europa League. Dopo aver perso l'andata in Olanda 2-0, al ritorno ha vinto solo 2-1 contro l'AZ Alkmaar. Indovinate come è uscita l'Udinese dal campo dopo l'eliminazione? A testa alta! Eh certo. Gli avversari erano in dieci dal terzo minuto, mentre i friulani stavano già vincendo 2-0 al 15esimo, salvo poi prendere gol da una squadra in 10 che è tanto abile e simpatica, ma che non è il Barcellona. Però è uscita con onore e a testa alta dalla competizione. Meglio così, sono contento per l'Italia che fa il pieno d'onore. Ma mica è finita qui.

Due giorni prima l'Inter è uscita dalla Champions agli ottavi contro il modestissimo Marsiglia che in campionato perde anche contro sé stessa. I nerazzurri sono riusciti a prendere un gol nei minuti di recupero del secondo tempo in entrambe le sfide. Fuori anche l'Inter dalla Champions contro un avversario che definire più scarso è eufemistico. Nonostante ciò, anche loro sono usciti con un fottìo d'onore. Ma magari a testa bassa, chiederete voi. Manco per il cazzo! A leggere i giornali anche loro con la testa alta. Che bella cosa. Il giorno dopo è toccato al Napoli, che forte del 3-1 del San Paolo, è andata a Londra a prenderne 4 in 120 minuti. Poteva coprirsi e ripartire, bastava fare due gol e si arrivava ai quarti, dove neanche Maradona era riuscito ad arrivare. E invece no, a casa anche il Napoli. Ma credete forse che sia uscito sconfitto? Stolti! Per Mazzarri è come una vittoria, mentre per Cannavaro la testa non era alta, ma altissima. Bellissima cosa, sono molto contento.

La Lazio ne prende 3 in casa dall'Atletico Madrid, squadra forte e con un fenomeno come Falcao in attacco. Poi va a Madrid e perde anche lì, ma solo uno a zero. 4-1 di somma tra andata e ritorno. Be' dai questa è una sconfitta senza appello, senza onore penserà qualcuno con una gran voglia di scherzare. Perché anche da lì la Lazio è uscita a testa alta, fiera di aver giocato alla pari contro un grande avversario. Non vedo dove sia il pari nel punteggio di 4-1, ma mi fido.

L'unica italiana che esce senza onore e senza gloria è il Milan, che perde 3-0 a Londra contro l'Arsenal, ma in virtù del 4-0 a San Siro è qualificata. In pratica l'unica squadra italiana ai quarti è anche l'unica che esce dal campo a testa bassa e senza onore.

Ora, io non sono un catastrofista che pensa che le sconfitte siano tutte uguali e che non esista disfatta con onore. Se il Poggibonsi perdesse 1-0 col Barcellona dopo che l'arbitro ha annullato due gol validi e negato un rigore solare ai poggibonsesi, e il loro presidente dicesse: sconfitta con onore, io non penserei che sta dicendo cagate. Ma si provasse una volta a essere obbiettivi, sia nel rugby sia nel calcio, senza per forza dire che ogni sconfitta è con onore e a testa alta, e magari si riuscisse ad applicare questa filosofia a tutte le cose, smetterebbero di riderci dietro in giro per il mondo.

giovedì 8 marzo 2012

I novelli Marconi

C'è un'invenzione è che ha radicalmente cambiato le vite di tutti noi. Un qualcosa che da quando è stato introdotto nelle nostre vite ci consente di vivere con armonia, pace interiore e felicità. Qualcosa che ha superato di gran lunga l'invenzione della ruota, di internet e di youporn.

Sto parlando del microfono a bordocampo, che permette a tutti gli appassionati che guardano la partita in televisione di sentire i richiami, le grida, la gioia e le emozioni come se fossimo dei raccattapalle. Il tutto stando comodamente seduti nel nostro divano. E' grazie al microfono a bordocampo che scene come questa rimarranno nella storia della televisione mondiale.



P.S.: Notare la reazione sdegnata e carica di odio e rancore del telecronista

martedì 6 marzo 2012

Dai Claudio, 5-4-1 e ti passa la paura.

Se c'è una persona nel mondo che invidio è Andres Iniesta.
Non tanto per i soldi, per i piedi, per la classe, perché gioca al Barcellona o perchè è l'unico esemplare di uomo al mondo privo di zigomi.
Invidio Andres Iniesta perché in ben due occasioni è stato decisivo per la squadra.

Semifinale di Champions League, stagione 2008-2009. Chelsea - Barcellona. Dopo lo 0 - 0 dell'andata in Spagna, i blues conducono 1-0 a un minuto dalla fine (per chi non lo sapesse, i blues è il Chelsea. Che cazzo ci fai nel mio blog se non sai chi sono i blues? Ah già, sei mio fratello. Ciao Miky).
La partita verrà ricordata soprattutto per il simpaticissimo arbitraggio di Ovrebo, che correva col braccio  verso la porta del Chelsea e quando l'azione dei londinesi diventava particolarmente pericolosa, fischiava. I blaugrana (sì Miky, i blaugrana è il Barcellona) soffrirono come mai avevano fatto negli ultimi tre anni, e agguantarono il gol-qualificazione nell'ultimo minuto di recupero grazie ad Andres Iniesta, che fece l'unico tiro in porta per la sua squadra in tutta la partita, e portò compagni, staff, tifosi e tutti quelli che vollero salire sul carro dei vincitori alla finale di Roma, poi vinta con merito.

Finale di Coppa del Mondo, Sudafrica 2010. La Spagna, già campione d'Europa in carica, sfida l'Olanda. Partita tesa ed equilibrata, decisa a 4 minuti dai rigori, al 116esimo minuto, da Andres Iniesta. Apoteosi. In Spagna diventa più amato e importante del Re. Anche i tifosi del Real Madrid iniziarono ad amare Iniesta. Cazzo, aveva appena fatto vincere alla Spagna la coppa del mondo.

La stessa cosa poteva capitare a Gianpaolo Pazzini, seppur in competizioni e con pesi specifici totalmente diversi.
La sua squadra le sta perdendo tutte. Non segna da tantissimi minuti - il numero esatto non lo ricordo ma è il record nella storia dell'Inter - e i tifosi vanno allo stadio già tristi e demoralizzati.

I milanesi affrontano il Napoli a San Paolo, e perdono uno a zero. Nell'ultimo minuto il cecchino Pazzini, che di testa non sbaglia mai, è a 3 metri dalla porta, completamente solo, gli arriva un cross perfetto. Deve solo metterla in porta. Ma lui è un cecchino, la vuole piazzare sul palo alla destra del portiere. Può diventare l'eroe dell'Inter, può pareggiare la partita.
Forse già da quando ho scritto il cecchino Pazzini avrete capito che l'ha sbagliato. E molto probabilmente avete già visto la partita o almeno gli highlights quindi sapevate già benone che l'ha sbagliato. Ecco, ha sbagliato. L'Inter perde, di nuovo.

A Catania può arrivare il riscatto. La squadra sta pareggiando 2-2 dopo essere andata sotto 2-0 in casa. La rimonta sarebbe un gran segnale per dimostrare che è viva e lotta. Gli ultimi minuti, l'Inter attacca alla ricerca del gol del 3-2. Obi tira una fucilata per Gianpaolo secontinuicosìl'Europeolovedidacasa Pazzini, che la stoppa di ginocchio-ventre-pancia-braccio. E' solo, a un metro dalla porta. Non può proprio sbagliarlo, prende la mira, carica il sinistro e ha la brillante idea di tirare addosso a Carrizo in uscita. Poteva essere l'eroe di San Siro, colui che si fa perdonare tanti errori con il gol scaccia crisi. Poteva essere l'Iniesta dell'Inter, è diventato un pirla.

Ho solo una richiesta da fare a Ranieri: contro il Marsiglia potresti farlo giocare unica punta? Ho puntato forte sullo 0-0.

venerdì 24 febbraio 2012

Scusa grifone

Questa è la storia di un ragazzo che vorrebbe fare il giornalista calcistico. Ma questo ragazzo è tanto tanto pigro, e non ha voglia di studiare. Di conseguenza è molto difficile che faccia il giornalista calcistico se non si mette in testa di dover studiare, a meno che non sia un enfant prodige, e, da quasi 22enne, ancora non si è capito se sia meno enfant o meno prodige. Nel frattempo che pensa a cosa fare della propria vita ha iniziato a scrivere, sempre di calcio, su http://www.vavel.com/it/, che non lo paga, ma gli permette di farsi notare, di iniziare a scrivere per un pubblico che non sia composto esclusivamente dai destinatari delle sue email. Il ragazzo viene introdotto a Vavel da un'amica del fratello, che gli fa conoscere il responsabile, e dopo aver scritto un pezzo di prova, viene inserito pianta stabile nel progetto. Il ragazzo si occuperà del Genoa, una tra le squadre più antiche e gloriose d'Italia.

Il Genoa non è esattamente una grande del nostro calcio, anzi. Non è una squadra che si sente quando si parla di big match, soprattutto da quando la Sampdoria è retrocessa, privando la Serie A del terzo derby dopo quello romano e quello milanese. Al nostro ragazzo, quindi, non è andata esattamente di culo. Ma è appena arrivato, non può mica pretendere che gli venga affidata sempre la partita di cartello, perciò scrive sul Genoa, badando soprattutto a creare un proprio stile, il più univoco possibile, per non essere un altro che usa le frasi fatte da giornalismo. Per ora continua a usare le frasi fatte come se fossero congiunzioni, ma Rome wasn't built in a day, quindi ha ancora tempo per lavorare su stile e sintassi.

Il pezzo di prova del ragazzo è su Genoa - Lazio, finita 3 a 2 per padroni di casa. Tanti gol, spettacolo, occasioni, un espulso, tanti ammoniti e un gol capolavoro che se non avessi seguito il Genoa non mi sarei gustato in diretta. Alla fine fare le cronache del Genoa non è poi così brutto, ha pensato il ragazzo ormai nostro amico che sogna di andare a commentare i Mondiali. Viene contattato dal responsabile che gli dice che il pezzo non era male e che avrebbe dovuto continuare a fare le cronache del Genoa. E così fece. Iniziò con la partita contro il Catania, poi quella contro l'Atalanta, infine quella contro il Chievo. In tre partite, le tre che ha fatto il nostro amico, il Genoa ha preso 6 gol, facendone zero. Collezionò tre sconfitte di fila, contro squadre non imbattibili. Niente male per una squadra che, prima che il nostro migliore amico iniziasse la sua avventura, aveva battuto Napoli e Udinese.

Ecco questo ragazzo, che ormai è uno di famiglia, vorrebbe chiedere scusa ai tifosi, alla società, allo staff e ai giocatori. Giura di non averlo fatto apposta, e invita tutti a seguire le partite del Genoa, e a tifarlo come se fosse la propria squadra del cuore, perché così si sente meno in colpa

Se siete curiosi di sapere quali frasi fatte usa il nostro quasi fidanzato, potete andare qui: http://www.vavel.com/author/allorio/.
Non scrive solo del Genoa, ma usa sempre frasi fatte.

Togo l'esperimento di parlare di se stessi in terza persona? Lo riproporrà.

mercoledì 15 febbraio 2012

Die Meister, die Besten, les meilleurs equipes, the champions.

E' tornata la Champions League! Le migliori squadre d'Europa più l'APOEL si sfidano per vincere il trofeo continentale per club più ambito.
Il Milan sfida l'Arsenal di Van Persie e di Titi Henry, il Napoli se la vedrà col Chelsea di Torres e Lampard, l'Inter avrà di fronte il Marsiglia di nessuno in particolare, ma visto il gol di Caracciolo, può arrivare la prima sega e diventare un fenomeno contro l'Inter di questo periodo.

I rossoneri sono chiamati al riscatto contro l'Inghilterra, visto che nelle ultime due edizioni sono state eliminate agli ottavi da squadre d'oltremanica, e sono chiamati alla vendetta, visto che l'Arsenal eliminò il Milan nel 2008 con uno 0 - 2 mica da ridere. Ed è proprio contro un'inglese, il Liverpool, che il Milan ha fatto la figura di merda più grande della sua storia, e forse della storia della Champions. Istanbul 2005 è lontano, ma ancora vivo nella memoria di tutti i milanisti. I tifosi si toccano i coglioni, mentre Allegri rassicura tutti.

Il Napoli ha abituato i propri tifosi a vere e proprie imprese in Champions. La bolgia del San Paolo è una spinta non da poco, visto il calore e il supporto che i tifosi riescono a dare, diventando il famoso 12esimo uomo in campo. Contro il Chelsea allenato dallo special two Villas-Boas non sarà una passeggiata, ma visto che i blues in premier hanno iniziato una molto proficua collezione di figure di merda, l'impegno è meno proibitivo di quanto il blasone dell'avversario possa far  pensare.

L'Inter ha sulla carta l'impegno più facile tra le italiane. Sarebbe il più facile anche sul campo se si ricordasse di essere una squadra con ottime individualità. Ma quando si perde a Lecce, si prendono 4 gol da Palermo, pur facendone altrettanti, si prendono altri 4 gol dalla Roma, senza farne neanche uno, e si perde in casa contro il Novara ultimo in classifica, tutto è possibile. Per l'Inter vale lo stesso discorso fatto per il Napoli, ma al contrario: l'impegno del Marsiglia è meno proibitivo di quanto il blasone dell'avversario possa far pensare.

Da Italiano, e da tifoso Juventino che in serate come queste paga il disastro dell'anno scorso, mi auguro solo che le squadre italiane riescano a evitare di andare in giro per l'Europa a prendere calci nel culo.

giovedì 9 febbraio 2012

Il fanciullino che è in lui.

Quanto sarebbe bello tornare bambini? Tutto era facile; per ottenere le cose che volevi dovevi solo piangere. Ogni necessità aveva un pianto diverso. C'era il pianto da Ragazzi, fossi in voi non mi darei in pasto ai fan dei bambini dato che ho appena espulso il dirigibile marrone senza elica e timone che avevo in corpo dalla poppata delle 17. Volete cambiarmi o aspettate che miracolosamente la merda torni dentro?. Poi c'è il pianto da Avete presente la poppata delle 17 che ha contribuito in modo decisivo alla mia cagata delle 18:15? Ecco be', erano le 17 di ieri. Avrei una discreta fame, se proprio non disturbo eh, altrimenti mi faccio due hamburger alla piastra. Come non citare il pianto da C'è troppo silenzio. O state provando a dormire, e ve lo potete anche levare dalla testa, oppure siete morti. Non so cosa sia peggio. Nel dubbio, piango. Poi ancora che cazzo voglia non lo so, ma intanto verifico la situazione della casa.

Ultimamente sta prendendo sempre più piede il pianto di un bambino nato a Livorno nel 1961. Un bambino un bel po' cresciuto, ma che non ha abbandonato il fanciullino che è in lui (cito anche Pascoli, scusate se è poco). Lui ogni domenica si presenta ai microfoni e inizia con un piagnisteo costante e continuo: c'era un rigore per noi, non hanno fischiato un fuorigioco grande come una casa, non hanno espulso quel giocatore, ci hanno privato di una rimessa laterale solare a centrocampo, c'era molto freddo, ho la bici bucata a casa, ieri mia moglie mi ha fatto la pasta scotta.
Non importa se sia contento o triste, preoccupato o raggiante, pensieroso o sollevato, lui piange. Magari lo fa come riflesso incondizionato, magari sono ordini dall'alto, resta il fatto che, sicuro come il gol di Di Natale quando l'Udinese gioca in casa, lui piazza il piantino classico post partita.

Questo è il Mazzarri style, e non conosce confini. In Italia, in Europa, dovunque si trovi lui trova sempre occasione e pretesto per piantare una sceneggiata in diretta. Ed è tanto, tanto simpatico l'uomo che piange quando le cose vanno male.

sabato 4 febbraio 2012

L'importanza di essere un Dio

Quando un attaccante fa 4 gol in tre partite, generalmente diventa un idolo dei tifosi. Da quel momento in poi tutti lo acclamano, e prima di essere nuovamente contestato deve fare parecchie cagate. Quando però, quello stesso attaccante, fa 4 gol in tre finali, contribuendo in modo decisivo a vincere tre trofei in un mese, prima scudetto, poi Coppa Italia, infine Champions League, e portando alla propria squadra il primo triplete della sua storia, a quel punto, per gli stessi tifosi, diventa un Dio.

La particolarità di un Dio è che, una volta diventato tale, non puoi smettere di esserlo per i tuoi fedeli. Avete mai sentito un cattolico dire: dopo l'ultimo tsunami sto rivalutando la posizione di Dio. Un tempo era forte, ora però penso abbia perso un po' di smalto e di lucidità.? No, non succede. Un Dio rimane Dio quasi per tutta la vita.
E l'anno scorso il Dio Diego Milito ci ha messo tanto impegno per provare a tornare solo un idolo.

L'anno successivo a un'annata sensazionale è sempre difficile. Riconfermarsi ad alti livelli e segnare lo stesso numero di gol segnati l'anno precedente è complicato. Ma Dio Diego esagerava.
Prendeva pali e traverse a porta vuota, sbagliava rigori, non segnava praticamente mai. Mentre quasi tutti gli appassionati di calcio sostenevano che andasse venduto prima, che ormai la sua carriera fosse finita, che era troppo vecchio o che le botte di culo le puoi avere un anno, ma non due, i suoi fedeli, i tifosi dell'Inter, mossi da gratitudine e fede, continuavano a difenderlo a spada tratta.
Quando, durante il periodo nero, Dio Diego segnava, i suoi fedeli sostenevano che Dio Diego è tornato! E invece niente. Tornava nella spirale di traverse e pali. Dopo 3 o 4 mesi faceva un altro gol e tutto si ripeteva da capo.

Poi, il 7 Gennaio, tutto cambia. L'Inter ne fa 5 al Parma, e Dio Diego realizza una doppietta. I tifosi dell'Inter gridano di nuovo Dio Diego è tornato mentre gli altri tifosi sostenevano che era solo culo, come le altre volte. La partita successiva è il Derby, una tra le gare più sentite per entrambe le tifoserie. Finisce 1 a 0 per l'Inter, e la decide Dio Diego. Subito dopo arriva la Lazio, finisce 2 a 1 e Dio Diego fa un gol e un assist. Sta tornando il vecchio Dio Diego. Quello del triplete, quello del segno anche quando non voglio.
Finché, contro il Palermo, si rivede il vecchio Dio Diego. Ne fa 4 in una partita sola, diventano 9 in sei partite, più di quante ne avesse fatto nel precedente anno e mezzo.

Dio Diego è tornato. Ma è tornato solo per i tifosi. Per i suoi fedeli non è mai andato via.

lunedì 30 gennaio 2012

Obbiettività

Vorrei dire una cosa, attraverso questo blog che sta riscuotendo un successo sconfinato, ai tifosi di Milan, Inter, Juventus: siete patetici.
Non sono tutti patetici, sia chiaro, ma la stragrande maggioranza dei tifosi che popola Facebook lo è.
Siete patetici quando prendete le foto di Milito e Boateng e ci mettete i fumetti manco foste i novelli Walt Disney. Ci scrivete cose tipo: sono io il principe di Milano, e a seconda della fede calcistica di chi pubblica la foto, cambia il giocatore che avrebbe detto questa frase.
Siete patetici quando quella stessa foto, brutta, inutile, triste e priva di senso, la pubblicate, invece di lasciarla al completo anonimato che merita, mettendo commenti ancora più tristi della foto: epic win ed epic fail, le risate sguaiate come se aveste smerdato una volta per tutte i cugini, il senso di onnipotenza come se foste in possesso della verità assoluta.
Siete patetici quando vi infuriate e date del ladro a destra e a sinistra quando c'è un errore arbitrale a favore di una squadra che non è quella che tifate voi, salvo poi inventarvi nuove regole e parlare di lavoro difficile dei guardalinee o di arbitro coperto quando l'errore arbitrale è a favore della squadra che tifate. Siete anche capaci di dire che sì, il rigore che hanno appena dato a favore alla squadra a cui tenete magari è completamente inesistente, però nella stagione '78/'79 non hanno dato un rigore che c'era perciò è giusto così.
Siete patetici quando sostenete, credendoci, che il vostro è l'unico capitano onesto e leale. E' l'unica e ultima bandiera del calcio.
Siete patetici quando la vostra squadra, che magari è quinta o sesta in campionato, fa due vittoria di fila e voi siete subito pronti a dire che senza gli errori arbitrali ora sareste primi con 179 punti di vantaggio.
Siete patetici in quanto convinti di tifare l'unica squadra pulita in Italia, la squadra più forte del mondo e l'unica squadra che realmente valga la pena tifare, considerando tutte le altre, squadre di merda tifate da persone stupide o che di calcio non ci capiscono nulla, perchè se ci capissero qualcosa tiferebbero la vostra stessa squadra.
Insomma, siete patetici quando parlate di calcio. E non potete farne a meno. Non riuscite proprio a iniziare una conversazione senza risultare patetici nel giro di tre minuti.
E leggendo questo post magari penserete: è proprio vero. Quel mio amico è proprio patetico.
Vi prego, continuate così. Sarete anche patetici, ma mi fate tanto ridere.

venerdì 27 gennaio 2012

La Rai sarai tu e tua sorella.

Vi è mai capitato di parlare di un argomento sul quale siete ferratissimi con qualcuno che era un totale incompetente? Magari voi siete musicisti diplomati in conservatorio, avete una conoscenza della musica sconfinata, e vi ritrovate a parlare di accordi e melodie con un fan dei Dari. Siete lì che ascoltate le puttanate che escono dalla bocca di quel cerebroleso, provando fastidio fisico e psicologico. Tanto forte il dolore nell'ascoltare certe parole che ad un certo punto bloccate l'interlocutore e, provando a essere il più credibile possibile, dite: guarda, hai completamente ragione. Purtroppo devo scappare che non ho niente da fare e sono in ritardissimo. Perdonami, un'altra volta, davvero.
A me capita quando parlo di calcio con mio fratello. Lui prova anche a fare disamine sulle tattiche e sull'andamento di una squadra, e si impegna. E' tenero e cuccioloso, ma mette a nudo tutte le proprie lacune. Si sforza il ragazzo, ma non ce la fa. Lui lo sa, e infatti quando prova a parlare con me di calcio, dopo 3.45 secondi (è il record registrato un giorno che ero particolarmente in vena di sentire cagate) si accorge che sulla mia faccia appare il tipico sorrisetto checazzostaidicendo?!? e smette di parlare. Gli voglio un gran bene anche per questo.
Mio fratello però non ha mai giocato a calcio, ha visto poche partite in TV, e i suoi limiti sull'argomento sono ampiamente giustificabili. In fondo, non è mica un commentatore Rai. Ma potrebbe tranquillamente diventarlo.
Sono appena finiti i quarti di finale di Coppa Italia. Tutt'e 4 le partite sono state trasmesse in chiaro sui canali Rai. E tutt'e 4 le partite sono state commentate malissimo dai vari giornalisti ed ex calciatori che si alternavamo. Letture delle situazioni grottesche, nomi di calciatori pronunciati come peggio non si potrebbe fare. Sono riusciti a vedere fuorigioco inesistenti. E hanno il replay loro!
Chiunque ci fosse a commentare diceva cazzate, dava una propria interpretazione personale quando aspettando 3 secondi si poteva avere una spiegazione plausibile di quanto appena successo.
Nello spot che ci ricorda di pagare il canone viene detto: La Rai sei tu. No vedì, la Rai siete voi e quelle puledre di vostre sorelle.