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sabato 4 febbraio 2012

L'importanza di essere un Dio

Quando un attaccante fa 4 gol in tre partite, generalmente diventa un idolo dei tifosi. Da quel momento in poi tutti lo acclamano, e prima di essere nuovamente contestato deve fare parecchie cagate. Quando però, quello stesso attaccante, fa 4 gol in tre finali, contribuendo in modo decisivo a vincere tre trofei in un mese, prima scudetto, poi Coppa Italia, infine Champions League, e portando alla propria squadra il primo triplete della sua storia, a quel punto, per gli stessi tifosi, diventa un Dio.

La particolarità di un Dio è che, una volta diventato tale, non puoi smettere di esserlo per i tuoi fedeli. Avete mai sentito un cattolico dire: dopo l'ultimo tsunami sto rivalutando la posizione di Dio. Un tempo era forte, ora però penso abbia perso un po' di smalto e di lucidità.? No, non succede. Un Dio rimane Dio quasi per tutta la vita.
E l'anno scorso il Dio Diego Milito ci ha messo tanto impegno per provare a tornare solo un idolo.

L'anno successivo a un'annata sensazionale è sempre difficile. Riconfermarsi ad alti livelli e segnare lo stesso numero di gol segnati l'anno precedente è complicato. Ma Dio Diego esagerava.
Prendeva pali e traverse a porta vuota, sbagliava rigori, non segnava praticamente mai. Mentre quasi tutti gli appassionati di calcio sostenevano che andasse venduto prima, che ormai la sua carriera fosse finita, che era troppo vecchio o che le botte di culo le puoi avere un anno, ma non due, i suoi fedeli, i tifosi dell'Inter, mossi da gratitudine e fede, continuavano a difenderlo a spada tratta.
Quando, durante il periodo nero, Dio Diego segnava, i suoi fedeli sostenevano che Dio Diego è tornato! E invece niente. Tornava nella spirale di traverse e pali. Dopo 3 o 4 mesi faceva un altro gol e tutto si ripeteva da capo.

Poi, il 7 Gennaio, tutto cambia. L'Inter ne fa 5 al Parma, e Dio Diego realizza una doppietta. I tifosi dell'Inter gridano di nuovo Dio Diego è tornato mentre gli altri tifosi sostenevano che era solo culo, come le altre volte. La partita successiva è il Derby, una tra le gare più sentite per entrambe le tifoserie. Finisce 1 a 0 per l'Inter, e la decide Dio Diego. Subito dopo arriva la Lazio, finisce 2 a 1 e Dio Diego fa un gol e un assist. Sta tornando il vecchio Dio Diego. Quello del triplete, quello del segno anche quando non voglio.
Finché, contro il Palermo, si rivede il vecchio Dio Diego. Ne fa 4 in una partita sola, diventano 9 in sei partite, più di quante ne avesse fatto nel precedente anno e mezzo.

Dio Diego è tornato. Ma è tornato solo per i tifosi. Per i suoi fedeli non è mai andato via.

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