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sabato 31 dicembre 2011

C'è un cazzo da ridere

La prima giornata del campionato di Serie A si è giocata tra il 20 e il 21 Dicembre 2011 per effetto dello sciopero dei calciatori che ha fatto slittare l'inizio del campionato da fine agosto a metà settembre.
Ci ha rimesso la Nazionale, visto che ha dovuto affrontare due partite di qualificazione agli Europei senza che i propri giocatori avessero neanche un minuto di partita ufficiale nelle gambe.
Ci hanno rimesso le società, che per quello sciopero hanno perso un fottìo di soldi.
Ci ha rimesso la FIGC, in immagine, organizzazione e, anche loro, in soldi.
Ci hanno perso gli sponsor e le televisioni, che sul calcio giocato, quello vero, fanno girare un botto di quattrini.
E soprattutto ci hanno rimesso i tifosi, quelli che campano di pane e calcio, quelli che  vivono il sabato o la domenica con passione verso la maglia, che si sentono parte della squadra che tifano, tanto da usare la prima persona plurale dopo ogni partita: oggi abbiamo perso perchè abbiamo giocato male, ma sicuro la prossima la vinciamo. Siamo in casa. E sono proprio i tifosi che hanno dato il via alla più comune delle rivolte in Italia: quella su Facebook e Youtube. 
Tantissimi i gruppi,  le pagine e i video createsi che invitavano i giocatori ad andare a lavorare, a smettere di fare i bambini viziati, ad andare in miniera per capire il vero significato dei soldi. Moltissimi hanno provato a convincere gli internauti a fare uno sciopero del tifoso. Tutti commentarono lo sciopero, con una rabbia che non era dettata dai motivi reali dello sciopero, bensì dal fatto che i calciatori, unici responsabili secondo molti di questa astensione al lavoro, avevano allontanato di altre due settimane l'inizio del campionato: una bestemmia per gli italiani.
Ma l'estate del 2011 non verrà ricordato per lo sciopero dei calciatori, bensì per l'inchiesta Last bet scoppiata a Cremona: una serie di partite truccate per favorire le scommesse sportive. 
Come spesso succede, tutti gli indagati hanno dichiarato la loro estraneità ai fatti, completa o parziale. C'è chi ha indetto conferenze stampa strappalacrime (vedi Beppe Signori, un monologo commovente quanto un porno non d'autore), chi ha fatto la vittima, appoggiato dalla curva della squadra in cui gioca (vedi Cristiano Doni, con gli ultrà dell'Atalanta che marciavano con cartelli e striscioni e gridavano noi non siamo come i napoletani che hanno il figlio del Boss a bordo campo a vedere le partite) e chi, come Paoloni, portiere della Cremonese, ha ammesso le combine, ma mica aveva avvelenato i compagni. Come dire: ho stuprato quella donna, ma mica l'ho messa incinta. Vedendo certe immagini ci si chiede come abbiano fatto a scoprire tutto:


Poi, verso Natale, tutto cambia. Un certo Farina, giocatore del Gubbio, squadra che milita in serie B, denuncia che gli sono stati offerti soldi per combinare una partita. Iniziano intercettazioni, nuove indagini al termine delle quali finiscono in galera giocatori fino ad allora sconosciuti, con una passione verso il calcio e una professionalità tale che riescono tranquillamente a truccare le partite della propria squadra pur di ottenere discrete cifre di denaro. Ma finisce in galera anche Cristiano Doni, personaggio popolarissimo, il più famoso degli indagati, quello che si era professato innocentissimo solo tre mesi prima ora confessa tutto. Dice di averlo fatto per amore della maglia, che voleva solo il bene dell'Atalanta. Poi via via confessano tutti gli altri calciatori. Confessano quali partite erano state truccate, quali giocatori avevano detto sì e quali avevano detto no. Confessano le cifre sborsate e chi c'è dietro tutta la faccenda. Tutto viene a galla.
Le partite che milioni di persone guardavano alla TV, gli incontri su cui migliaia di persone scommettevano cifre più o meno grandi, convinte che i calciatori in campo si battessero per la maglia erano già decisi. Decine di partite già scritte, come un film. Calciatori che guadagnano dieci volte quello che guadagna un italiano medio vendeva le partite. Qualcosa di inconcepibile.
Ma nonostante tutto ciò sia venuto a galla, nonostante sia stato provato che c'era del marcio in tantissime partite di serie A, B e lega PRO la rabbia degli internauti non è esplosa. Solo un sacco di ilarità. Si è giocato su Doni Punto SNAI, sui Doni in galera per Natale, sul ponci ponci po po po, ti piace vincere facile? jingle dei Gratta e Vinci. Un sacco di ilarità e battute simpaticissime. D'altronde, mica si è fermato il campionato per queste cose. Domenica 8 i giocatori scenderanno regolarmente in campo, gli italiani potranno vedere la loro squadra alla tv e questo scandalo scommesse è solo un buon motivo per fare ironie battute e simpaticissimi fotomontaggi. In realtà non c'è un cazzo da ridere.

So che ve lo state chiedendo e la risposta è: sì, mi commuovo coi porno d'autore.

venerdì 23 dicembre 2011

Superstizione

Il calcio è forse l'ambiente in cui la superstizione viaggia più spedita. Dall'acqua santa del Trap ai Mondiali, al girarsi dall'altra parte quando un proprio calciatore batte un rigore. Dalle mutande fortunate da mettere prima di una partita, ai gesti scaramantici classici che non verranno citati per educazione, ognuno ha il suo rito anti-iella. Si è infatti spesso assistito a convinti massaggi ai coglioni per allontonare la sfortuna da sé e dalla propria squadra. I gesti sono i più disparati, e anche il linguaggio dev'essere consono al momento. Se si sta vincendo 8 a 1 all'88esimo e qualcuno si azzarda a dire: dai che forse questa la vinciamo quel qualcuno è un imbecille, uno che dovrebbe star zitto, uno iettatore. Se poi gli avversari segnano l'8 a 2 tutti guardano il portasfiga di turno come a dire: ce la vuoi proprio far perdere eh!?. In realtà questa pratica è diffusa in qualunque ambiente, ma nel calcio è particolarmente ingigantita. Perciò certe cose non vanno né dette né fatte né pensate.

Chiunque faccia l'allenatore, qualunque squadra alleni, di qualunque categoria faccia parte, da settembre a dicembre spera sempre di mangiare il panettone. Questo modo di dire, coniato da chissà chi, si riferisce alla possibilità che ha un allenatore di restare alla guida di una squadra anche durante il periodo Natalizio. Ora, non credo che chi venga esonerato prima non mangi panettone, a meno che non preferisca il pandoro, ma quello è un altro discorso che tratterà Benedetta Parodi nel suo prossimo immancabile libro, però se uno viene esonerato prima del 25 Dicembre, si dice che non mangerà il panettone.

Unendo queste due scene di calcio vissuto, molto belle che sono certo aver fatto bene a scrivere, vien da sé che c'è una cosa che proprio non va fatta mai, e non va fatta specialmente se non vinci da un botto di tempo, se in trasferta hai fatto due punti, senza mai fare un gol. Non va fatta per nessun motivo soprattutto se il tuo presidente si chiama Maurizio Zamparini ed è uno che ha cambiato più allenatori che calze. Ed è questa: 




Questa simpaticissima scenetta è stata recitata dall'allenatore del Palermo Devis Mangia prima della delicatissima partita tra il Catania e i rosanero, derby sentitissimo da entrambe le tifoserie e da entrambi i presidenti. Questa partita, da sola, può decidere il futuro dell'allenatore di una delle due squadre.
Io non credo nella superstizione, passo anche se ha appena attraversato un gatto nero, non butto il sale per motivi inutili e piango più per il valore dello specchio che per le conseguenze scaramantiche se ne rompo uno.
Ma un gesto del genere, prima di una partita che hai perso 2 a 0 senza mai giocarla realmente, prima di una partita che sarà la tua ultima sulla panchina del Palermo, prima di un derby, non va fatta non perchè porti sfortuna, ma per evitare la figura di merda. Troppo tardi Davis, sarà per la prossima.

venerdì 16 dicembre 2011

Bagni di umiltà

E' capitato anche a voi, mentre stavate guardando la partita, di sentire una fastidiosa sensazione, come se qualcuno avesse bagnato un tubo di Pingles, l'avesse fatto rotolare nella sabbia, e ve lo stesse infilando nel retto senza burro né vasellina? Voi vi alzate, controllate, ma nulla. Nessun tubetto di Pringles, però anche in piedi la sensazione di fastidio continua, e non capite proprio da dove arriva. Ecco, quello è il commento tecnico.
Salvo casi isolati, come Chiellini o pochi altri, i calciatori non sono granché istruiti. Iniziano la loro carriera giovanissimi, trascurando la scuola perché il loro percorso lavorativo non prevede diplomi. Di conseguenza hanno un'istruzione un po' raffazzonata. Le loro capacità oratorie, quindi, sono tra l'imbarazzante e il patetico: se avesserebbi avuto la freddità giusta quel gol non me lo mangiai. Peccato perchè la squadra ha fatto bello. Ma siccome le interviste costituiscono il 5% del mestiere del calciatore, e siccome è l'unico modo che hanno per parlare e mettere a nudo tutte le loro carenze grammaticali, non è un così grande dramma. Poi però i calciatori crescono, invecchiano, smettono di fare il calciatore e, una minima parte di loro, iniziano la loro carriera come commentatore tecnico.
Il commentatore tecnico è quello che fa da spalla al telecronista. Mentre quest'ultimo racconta la partita, enfatizzando le azioni principali, dando numeri e statistiche nei periodi di calcio brutto, il commentatore tecnico è quello che fa le analisi tecnico-tattiche delle squadre, spiega i cambi, analizza i movimenti dei calciatori eccetera.
L'unico problema è che, in questo mestiere, le capacità oratorie costituiscono il 99% del lavoro (il restante 1% non ho idea di cosa sia, ma non volevo esagerare), grazie a questa nuova carriera gli ex-calciatori possono mostrare tutte le proprie lacune.
Ma c'è chi, di lacune di sintassi e grammaticali, ne ha fatto un vero e proprio marchio di fabbrica. Sciorina frasi al limite del paradossale con una nonchalance invidiabile, sbaglia i verbi con precisione chirurgica, inizia una frase e la finisce con i tre puntini di sospensione: L'Inter dovrebbe provare a capitalizzare le... per poi spegnersi. Uno che se non fosse tanto tanto divertente sarebbe schifoso, pur riuscendo a essere l'uno e l'altro: Salvatore Bagni.
Nato all'ombra di Di Pietro, Bagni da calciatore ha vinto uno scudetto col Napoli di Maradona. Ma le sue prodezze calcistiche sono state ampiamente superate da quelle oratorie. Lui, Salvatore Bagni, è uno che sarebbe dovuto andare a zappare la terra appena finito di fare il calciatore, invece è stato preso dalla RAI per commentare le partite dell'Italia. Facendo figure come questa:


Ma Bagni è anche tanto tanto simpatico, e a Ciro Ferrara, che aveva appena perso una partita, che stava attraversando un periodo difficilissimo, che aveva in mano una squadra che non vinceva, che era sull'orlo dell'esonero, ma soprattutto che è (o era) suo grande amico e compagno di squadra al Napoli, disse:


E giù con le grasse risate sguaiate, un amico che tutti vorremmo.
Tore, e gran parte dei suoi colleghi, sono il tubo di Pringles impanato nella sabbia e infilato nel retto che allieta le vostre partite. Grazie Salvatore.

giovedì 15 dicembre 2011

L'arte del silenzio

I gironi di Champions League e di Europa League sono strutturati nello stesso modo: quattro squadre si sfidano tra loro due volte (andata e ritorno) per un totale di 8 partite. Passano alla fase successiva le prime due di ogni girone.
Capita così che all'ultima giornata del girone molti verdetti siano ormai già scritti e impossibili da stravolgere, altri verdetti siano quasi scritti e molto difficili da stravolgere e altri ancora sono ancora tutti da scrivere e non c'è una sega da stravolgere.
Ajax - Real Madrid faceva parte del secondo caso. Il Real primo matematicamente, l'Ajax secondo e quasi sicuro di passare visto che ha 3 punti in più rispetto alla terza, il Lione, e una valanga di gol di differenza, qualcosa tipo 7. Anzi no, esattamente 7.
Il calcio non è il rugby, che se fai tanti punti in più del tuo avversario hai punti bonus, il calcio è il calcio e puoi fare massimo 3 punti in ogni sfida. Non puoi proprio farne di più, anche volendo. Quindi il vantaggio di punti dell'Ajax è abbastanza rassicurante.
Il calcio non è il basket che se tiri da mille metri e segni quel gol vale 3. Nel calcio puoi segnare anche da casa tua, ma vale sempre uno. Quindi il vantaggio di reti dell'Ajax è molto rassicurante.
Inizia Ajax - Real Madrid. Tanta gente a vedere la partita, sia perché l'Ajax è quasi matematicamente qualificato ed è una festa, sia perchè il Real è una squadra zeppa di fenomeni e vederli giocare è sempre uno spettacolo. All'Ajax annullano due gol per fuorigioco che definirei estrosi per rendere l'idea del guardalinee che li ha sbandierati.
Che poi, anche fare gli arbitri o i guardalinee in queste partite viene sempre facile. Dirigi due squadre che giocano per finta. Puoi fischiare, sbandierare e ammonire quello che ritieni più simpatico, estroso o fantasioso che tanto non accade nulla di grave. Una pacchia.
La partita finisce 3 a 0 per gli ospiti, sarebbe potuta finire 3 a 2, ma il fenomeno ha deciso di alzare la bandierina per burla. In ogni caso non aveva protestato nessuno. Non c'era proprio motivo di protestare: era una festa! Fai anche brutta figura se vai a una festa e rompi i coglioni.
Il caso vuole che l'altra partita del girone, quella tra la quarta e la terza, quella che contava anche meno della partita appena descritta perchè in quel di Zagabria non c'era proprio un cazzo da festeggiare, Dinamo Zagabria - Lione finisca 1 a 7.
Ora, che la Dinamo Zagabria sia scarsa scarsa è fuori discussione, ma non ne ha preso 7 neanche dal Real Madrid al Bernabeu, prenderne 7 dal Lione in casa è paradossale. Soprattutto se il primo tempo finisce 1 a 1. Ma la cosa più strana è che nel secondo tempo in campo c'erano anche quelli della Dinamo Zagabria! Erano lì, con la loro magliettina. E sono piuttosto certo che verso metà ne ho persino visto uno muoversi. Movimento lento eh! Cauto, magari si fa male il ragazzo, però si è mosso.
Quel secondo tempo è finito 6 a 0 per il Lione. Ajax eliminato e Lione alla fase successiva. 
Qualcuno, per la precisione francese, è andato alla festa dell'Ajax a rompere i coglioni. 
Come se non fosse abbastanza strano e sconcertante che in un secondo tempo di Champions League si segni un gol ogni 8 minuti circa, si aggiunge anche un simpatico occhiolino che il difensore della Dinamo Zagabria fa all'attaccante del Lione dopo che quest'ultimo aveva segnato il quinto gol. Che cazzo avrà da fare occhiolini quando ne ha appena preso 5 davanti ai suoi tifosi, facendo una figura di merda di fronte a tutta Europa, quel biondino di merda?
Questo è un po' quello che ci si è chiesto in tutto il vecchio continente. C'è chi ha ipotizzato che la partita fosse venduta, chi che fosse regalata, e chi invece fa parte dell'Uefa e non ha colto nessuna irregolarità.
Delle faine all'Uefa. Guai a fargliela sotto il naso, se ne accorgono subito. 
In partcolare, il presidente Platini ha dichiarato che la Dinamo Zagabria non ha una buona difesa e che è capitato anche a lui, quando era calciatore, di dover ribaltare una situazione drastica e di riuscirci, sentenziando con uno spettacolare questo è il calcio. Poesia pura.
Tra uno 'sticazzi e un me cojoni ci si domanda se forse Platini non facesse meglio a star zitto. La risposta è data da questa foto:
In blu, il biondino che fa l'occhiolino, dall'altra parte un'orrido abbinamento tra un ragazzo nero e una magliettina che solo a pensarla di quel colore di vuole coraggio.



Forse sì, che dici Michel?





venerdì 9 dicembre 2011

Il nuovo Re Mida

C'è un calciatore che quest'anno ha deliziato tutti. Tifosi, allenatori, compagni, colleghi. Qualunque sia la fede sportiva, hanno visto i tocchi, le prodezze e i gol di questo centrocampista centrale e sono rimasti estasiati.
Lui è Claudio Marchisio, classe 1986, tirato su a pane, Juventus e figa.
Cresciuto calcisticamente proprio nella società bianconera, ha dichiarato che in discoteca, quando si prenotava un tavolo sotto il  nome di primavera Juventus le ragazze leggevano solo Juventus e diventano improvvisamente estremamente disponibili.
Ora che Claudio è arrivato nel calcio che conta, e che ci è arrivato da protagonista assoluto con la sua squadra, potrebbe avere il quadruplo della figa che aveva quando era un 15enne, ma ha deciso di rinunciare, convolando a nozze 3 anni fa.
Ma non è la figa che fa di un calciatore un campione, infatti i vari Simone Inzaghi, Francesco Coco e Joaquin Larrivey sono a stento considerati atleti.
Claudio è un campione perché, pur essendo un centrocampista, ha segnato più degli attaccanti.
E' un campione perché nel corso della sua carriera ha avuto tantissimi allenatori, da Cagni a Deshamps, da Delneri a Conte, da Lippi a Prandelli, e tutti lo facevano giocare tantissimo, facendolo diventare un perno in qualsiasi squadra.
E' un campione perché durante la partita di Tim Cup (la coppa Italia) Juventus - Bologna, quando la squadra era ancora ferma sullo 0 a 0, Conte, invece di mandare in campo un attaccante, o di mandare in campo Toni, ha deciso di mettere Marchisio, sicuro che gli avrebbe risolto la partita.
E' un campione perché quella partita l'ha risolta davvero, con un gol ai supplementari, un gol bellissimo.
Claudio sta vivendo uno stato di forma incredibile, segna con regolarità disarmante, fa sempre e solo la cosa giusta. Trasforma in oro tutto quello che tocca, ed è stato capace di offuscare un altro campione come Andrea Pirlo.
Claudio è un fenomeno purissimo, uno che, a 25 anni, è già uno dei centrocampisti più forti del mondo.

domenica 4 dicembre 2011

'U Guerrero

Se sei un attaccante del Cagliari stagione 2011 - 2012 hai due possibilità: o prendi esempio dai vari Nenè, Thiago Ribeiro e Larrivey, non azzeccandone mai una, non segnando neanche a porta vuota col vento a favore in un campo in discesa, facendo rimpiangere perfino Cammarata e la buonanima di Mayele, oppure fai delle discrete cose, ma che per la legge stai vicino a un totano, tu sembrerai una gran pezzo di gnocca, diventi un fenomeno.
Victor Guerrero Ibarbo aveva scelto la strada più comoda, ovvero la prima. Aveva la scusa di essere giovane, appena arrivato e di non giocare mai titolare nelle prime partite. Così quando entrava in campo pensava di essere al campetto con gli amici, colpi di tacco in profondità per il guardalinee di turno, veroniche esteticamente esemplari, ma fatte all'indietro nella propria metà campo senza un avversario uno neanche vagamente interessato al pressing, un palo colpito da una posizione in cui un attaccante, se non si chiama Lucas Pratto, non può proprio permettersi di sbagliare e tante belle giocate utili quanto un leghista.
Poi, improvvisamente, al 64esimo di Catania - Cagliari si ricorda che è tanto tanto veloce, e che basta veramente poco a passare per eroi in quel di Cagliari ormai: basterebbe un gol, uno facile facile. Di rigore, di rapina, di mano, in fuorigioco o di mano e in fuorigioco non importa proprio a nessuno, sempre in quel di Cagliari. Solo che 'u Guerrero esagera. Semina panico nell'area etnea, saltando due giocatori più il portiere semplicemente correndo. Non una finta, non un doppio passo, una rabona, un no-look. Niente. Si è solo messo a correre. Tanto è bastato a fare un gol pazzesco, e a portare tre punti indispensabili per la propria squadra.
Da lì in poi 'u Guerrero sembrava Messi che affrontava tanti piccoli Bonucci catanesi. Dribbling ubriacanti, corse costanti, assist interessantissimi.
Ma la cosa prodigiosa di questo 20enne colombiano è che faceva tutte queste belle cose dando a tutti la costante e continua sensazione che stesse per cadere. E' un movimento scoordinato continuo. Le gambe sono organi che vanno per i cazzi loro, un po' di qua, un po' di la. Una cosa tra l'esilarante e il preoccupante.
Per una città e una tifoseria che ancora rimpiange la partenza di David pantera nera Suazo, questo ragazzino tottu incasinau e tottu trottu (estremamente incasinato ed estramemente storto) che fa gol del genere basta e avanza per riaccendere il tifo Rossoblù.



Qui, ancora 'u Guerrero che fa la finta di cadere
e invece poi no, un po' come Ercolino, lui è
sempreinpiedi.

sabato 3 dicembre 2011

Il duo comico Bebo - Chicco

Ieri c'era Genoa - Milan, anticipo degli anticipi della serie A. Io non tengo particolarmente a nessuna delle due squadre, ma essendo malato di calcio avrei voluto vederla. Purtroppo impegni sportivi mi hanno impedito di guardare il primo tempo. Così, per la prima mezz'ora, ho solo visto il risultato e le formazioni connettendomi a internet dal cellulare. E proprio vedendo gli 11 rossoblu c'è stata la prima sorpresa: in campo c'era tale Lucas Pratto. Non lo conosco, ma stava tenendo in panchina Caracciolo. Ora, non che ci voglia un fenomeno a tenere fuori Caracciolo eh, basta un calciatore, ma conoscendo l'attacco del Genoa mi sembrava strano che, vista l'assenza di Palacio, l'Airone stesse in panchina. Ma magari Pratto è forte, vedremo.
Salgo in macchina per tornare a casa, accendo la radio e la sintonizzo sulla radiocronaca. Appena tocca palla Pratto il radiocronista sentenzia: non ha grandi doti tecniche il ragazzo, ma si impegna e ci mette tanta buona volontà. Beh almeno si impegna, quanto scarso può essere tecnicamente uno che gioca in serie A?
Torno a casa, mi metto comodo e guardo il secondo tempo della partita. La prima palla che tocca il mio nuovo oggetto misterioso è un bel recupero difensivo, dopo il quale il telecronista commenta: durante il primo tempo Pratto ha mostrato evidenti lacune tecniche, ma lotta su ogni pallone e corre tantissimo. Ho pensato fosse un complotto, e ho deciso di sceglierlo come mio nuovo giocatore preferito.
E' durato circa 21 secondi in cima alle mie preferenze, il tempo di vederlo con la palla tra i piedi.
Già un attaccante che indossa il numero 2 non parte benissimo, ma seguendo la teoria del al cuor non si comanda decido di continuare a dargli fiducia.
Poi lo vedo in tutto il suo splendore, palla al piede. Stava letteralmente inzozzando la maglia della squadra più vecchia d'Italia. E lo faceva con un savoir faire e una nonchalance invidiabile. Sembrava avesse il piede destro al posto del sinistro e il sinistro al posto del destro, che avesse allacciato le scarpe tra loro e che a lui passassero solo oggetti dalla forma piramidale, tenendosi per sé i palloni. Un insulto alla serie A, al campionato a lungo considerato il più bello del mondo.
Guardo circa mezz'ora di partita, seguendo sempre i movimenti di Lucas, sempre scoordinati, sempre sbagliati. I difensori del Milan hanno avuto più difficoltà a rubare la palla al raccattapalle che a Pratto. Un'autentica porcheria poggiata su un campo da calcio.
Poi lo inquadrano, un primo piano invidiabile, e capisco di chi è la colpa.
Ennesima palla persa dal mio nuovo eroe, ennesima rimessa laterale regalata con fiocco e pacco al Milan. E lui, senza batter ciglio, torna alla sua posizione, no non la sua vera e propria perchè sarebbe dovuto andare a zappare la terra, invece è andato nella posizione che competerebbe a un attaccante. E mentre ci va, senza batter ciglio, assume questa espressione:


Ora, Alberto Malesani, che cazzo ti è venuto in mente quando hai deciso di schierare questo totale incompetente?
Ora, Enrico Preziosi, che cazzo ti è venuto in mente quando hai deciso di comprare questo scherzo umano?
E' cattiveria la vostra, Bebo e Chicco! E' preferire le risate e l'esilarante momento in cui tocca palla alle vittorie in campionato. Bebo e Chicco siete due persone orribili, che vi divertite alle spalle della povera gente che arriva in Italia con la promessa di un lavoro e di una vita migliore, e che usate solo per i vostri luridi sporchi giochi ludici. Andreste condannati per il vostro comportamento irresponsabile e meschino. Oppure no, visto che mi sono divertito un sacco a vedere lui che si affanna cercando di praticare uno sport che evidentemente non è il suo, provando a fare movimenti che evidentemente non gli competono, quali correre, saltare, stoppare una palle, allacciarsi le scarpe.
Bebo e Chicco siete due persone orribili, ma mi avete fatto tanto ridere.


giovedì 1 dicembre 2011

Essere calciatore

Il sogno di moltissimi bambini, e di tutti quelli che giocano a calcio è quello di arrivare in serie A e giocare in un top club. Per guadagnare un sacco di soldi, sentirsi importante, guadagnare un sacco di soldi, viaggiare l'Europa, guadagnare un sacco di soldi, essere a contatto con i miti dell'infanzia, guadagnare un sacco di soldi.
Pablo Daniel Osvaldo, argentino, ma naturalizzato italiano, ed Erik Lamela, argentino rimasto argentino, ci sono riusciti. Giocano nella Roma. Sono giovani, ricchi, famosi, Lamela è anche un bel ragazzo, Osvaldo se tanto mi dà tanto è simpatico.
Ma giocare a certi livelli non è psicologicamente facile: la pressione è altissima, ogni mossa è sotto i riflettori e uno sbaglio può significare inferno per una settimana.
Quindi questi due giovanotti, dopo la sconfitta di Udine non hanno trovato niente di meglio da fare che insultarsi pesantemente e picchiarsi come fabbri.
Tutto sarebbe nato dopo che Erik ha detto a Paolo (la naturalizzo anche io) che non era mica Maradona. Paolo, evidentemente fino a quel momento convintissimo di essere el Pibe de Oro, si è incazzato come una bestia! "Ma come, io Pablo Diego Daniel Armando MaradOsvaldo, vengo insultato da un 19enne a caso? Non sia mai", avrà pensato. Quindi, per evitare di far uscire dallo spogliatoio voci infondate che lo vedevano solo Osvaldo e non Maradona, ha pensato bene di picchiare Erik.
Ora, Erik  e Paolo sono alti uguale, ma quest'ultimo pesa 10 kg in più, che presumibilmente sono muscoli. Qualcosa mi dice che Erik le abbia prese senza reagire più di tanto.
Totti viene a sapere dell'accaduto, se lo fa rispiegare una dozzina di volte per evidenti limiti cerebrali, e da bravo capitano risolve la questione: tutti fuori a cena, pagano i due litiganti, gode il resto della rosa, Burdisso zoppo compreso,  che mangia e beve a gratis.
Proviamo ora a entrare nei panni di Erik.
Arriva a Roma dall'Argentina, a 19 anni appena compiuti. Città nuova, lingua nuova, calcio nuovo. Non conosce nessuno, e non può neanche giocare perchè infortunato. Finalmente riesce a ritagliarsi un po' di spazio e a giocare. Trova un connazionale, più esperto e anziano che potrebbe fargli da tutor. Dopo una partita nervosa e tesa, in cui si è perso 2 a 0, va dal suo tutor e gli dice, con molto rispetto, che forse non è il giocatore più forte della storia del calcio, e viene preso a schiaffi come se gli avesse scopato la moglie. Il capitano viene a sapere tutto, e non trova altro di meglio da fare che approfittare dell'occasione per fargli pagare il conto del ristorante con circa 20 persone a tavola.
Come se non bastasse legge sui giornali che quello che lo ha pestato, alto quanto lui, ma grosso il doppio, dice che la pace è fatta e che hanno sbagliato tutt'e due.
E allora diteglielo che è un complotto, si infila una scopa in culo e ramazza casa di Totti e de Rossi.

Perchè lui vale

Javier Zanetti detiene parecchi record: straniero in attività con più presenze in serie A, giocatore con più presenze nella storia dell'Inter, giocatore con più presenze consecutive con la maglia dell'Inter, giocatore con più presenze nella storia argentina, giocatore più pettinato del globo terracqueo. In pratica chiunque giochi in squadra con lui sa già che la formazione titolare è composta da dieci giocatori che ruotano più Zanetti.
Verrebbe da pensare che Zanetti abbia rotto i coglioni. Invece no, è considerano univocamente un Signore, un campione fuori e dentro il campo.
Verrebbe da pensare che sì, avrà fatto più partite allo stadio che cagate al cesso, però magari è il classico giocatore da subbuteo umano, che sta fermo 90 minuti, fa il compitino, appena riceve palla la rende, senza arte ne parte. In realtà non verrebbe da pensarlo, perché si sta parlando di Zanetti, non di un pivellino del Real Pusterlengo, quindi lo conoscerete tutti. Ma io lo scrivo lo stesso perchè sono qui apposta. Zanetti non è il classico giocatore da subbuteo umano. Lui corre dal primo minuti fino all'ultimo di gioco con la stessa freschezza e lucidità mentale.
Più o meno la giornata tipo di Zanetti è così:

  • ore 7:00: sveglia;
  • ore 7:01: si mette il parrucchino (mi rifiuto di credere che siano suoi);
  • ore 7:02: colazione a base di qualcosa che conosce solo lui perché altrimenti non si spiega;
  • ore 7:05: si cambia per la corsetta;
  • ore 7:10: inizia la corsetta;
  • ore 21:30: fine della corsetta
  • ore 21:31: dà i souvenir appena presi in giro per l'Europa a moglie e figli;
  • ore 21:45: doccia;
  • ore 22:00: cena a base di qualcosa che è molto simile a quello che ha preso a colazione, ma non identico per non mangiare sempre le stesse cose;
  • ore 22:30: dà due colpi ben dati alla moglie, perché oltre a essere un gran calciatore e un gran signore è anche un gran marito;
  • 23:30: riposo.
Zanetti nel corso della sua carriera all'Inter ha avuto tantissimi allenatori più Gasperini, ma tutti lo facevano giocare titolare, partita dopo partita. Quindi i casi sono due: o Zanetti è un fuoriclasse del calcio moderno, un campione di livello mondiale, mai degnamente celebrato a livello personale per quanto riguarda onorificenze e premi, oppure in più di 20 anni di carriera gli è sempre andata di culo.