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mercoledì 5 ottobre 2011

Ah, l'Italia

Tutti fermi, c'è la Nazionale. Il campionato si blocca, le polemiche per le crisi di Inter e Milan passano in secondo piano, l'euforia di Juventus Napoli e Udinese si placa. Da domenica pomeriggio al mercoledì della settimana successiva l'unica cosa a cui si penserà è la Nazionale.
Le partite, diciamolo, non contano una sega. E' inutile che Prandelli provi a convincere tutti che sono gare importanti, che bisogna mantenere alta la concentrazione, che non ci si può mica permettere di staccare la spina. Le partite contro Serbia e Irlanda del Nord sono le più inutili da dieci anni a questa parte, se si escludono alcune amichevoli. Non tutte perchè ci sono state amichevoli più importanti di queste partite.
Sono anche più inutili in considerazione del fatto che rispetto all'ultima convocazione, circa un mese fa, ha cambiato solo due elementi. Fuori Ogbonna dentro Barzagli, fuori Palombo dentro Cigarini.
Un mese fa, però, il campionato non era ancora iniziato, le convocazioni erano basate sulla stagione precedente, sulle amichevoli, tutt'al più su preliminari di gare europee e Supercoppa italiana.
Al momento delle ultime convocazioni il campionato era alla quinta giornata. Si è quindi deciso di ignorare, salvo per due elementi, le prime cinque giornate di campionato.
Si è deciso di ignorare Alessio Cerci, autore finora di 3 reti, e grande protagonista della Fiorentina, con accelerazioni, cambi di passo e dribbling.
Si è deciso di ignorare Ezequiel Schelotto, un'altra ala, in forza all'Atalanta, che finora non ha sbagliato una partita, giocando sempre benissimo.
Si è deciso di ignorare Pablo Daniel Osvaldo, attaccante della Roma, autore di tre reti, tutte importantissime.
Questi sono solo alcuni dei nuovi che forse avrebbero meritato la Nazionale per quello che hanno dimostrato in queste partite, ma che Prandelli non ha giudicato idonei o bravi abbastanza, puntando quasi interamente sullo zoccolo duro, su giocatori già precedentemente convocati.
Il problema convocati non è assolutamente nuovo. Chiunque diventi il CT dell'Italia sa che, prima o poi, non convocherà qualcuno che l'opinione pubblica o i media si aspettavano di vedere con la maglia azzurra. E' proprio obbligatorio, perchè per fortuna l'Italia conta ben più di 23 giocatori forti.
Nel 2002 a subire queste pressioni fu Cesare Maldini, reo di non aver convocato Baggio ai Mondiali in Corea e Giappone. Il divin codino, a distanza di anni, dichiarò che lui a quel Mondiale doveva andarci, anche zoppo, che l'Italia glielo doveva.
Lippi non convocò Cassano per Germania 2006, ma lì i fatti diedero ragione al commissario tecnico, visto che, con i 23 giocatori portati, vinse la coppa.
Nel 2010, per i disastrosi mondiali sudafricani, oltre a lasciare a casa Fantantonio, non portò neanche Balotelli, nè Amauri, secondo molti più in forma di chi aveva deciso di portare. Lì la figura di merda fu troppo grande per nascondersi dietro un decido io.
Possiamo stare sicuri, comunque, che chiunque Prandelli convocherà, e chiunque decida di non convocare, ci saranno sempre polemiche. Non importa quanti fenomeni ci siano, non importa quanti Mondiali o Europei o Confederations Cup porterà  a casa, non importa in che stato di forma sia chi è rimasto a casa, appena le cose andranno meno bene delle aspettative, in Italia la merda in faccia te la tirano lo stesso. Ah, l'Italia

1 commento:

  1. Secondo me (che come sai non ne capisco un cazzo), il problema è che le nazionali sono necessariamente meno forti delle squadre di club, perché per quanto singolarmente i giocatori siano i più forti della categoria, non sono ben assemblati, non si conoscono a memoria e il tempo per allenarsi insieme è poco e discontinuo.
    Quello che un allenatore può fare è quindi avere un'idea di squadra e un'idea di gioco e cercare, tra i vari giocatori forti, quelli più bravi a realizzarla.
    Quel che intende Prandelli è "non prendiamo sottogamba quest'occasione di giocare, perché ne abbiamo poche da qui all'estate", e rivoluzionare una squadra significa rompere quei meccanismi che a fatica si stanno formando.

    Un tempo era facile fare la squadra: si prendevano 15/23 di Juventus che si conosceva a memoria e si rimpiazzavano i vari stranieri-pippe con gli italiani bravi di quel ruolo. Al mondiale 2006 c'era una Juventus incazzata che doveva dimostrare quanto valeva realmente e un Lippi che la Juve l'aveva allenata parecchio.
    Senza contare che con i giocatori che hanno fatto le prime giornate bene ci fai una sega, ti serve un giocatore che non fa tutte le giornate ottime, ma che strappa sempre la sufficienza. Uno come Conti, o come Cossu. Il fatto che al secondo sia stato preferito un Camoranesi, perdipiù azzoppato: questo fu più scandaloso.

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